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Da Alfano tre richieste anti scissione

Le colombe chiedono garanzie: sì a Letta, niente urne e democrazia interna. Ma qualcuno azzarda: disertiamo il Consiglio

Da Alfano tre richieste anti scissione

Roma - Silvio Berlusconi offre la tregua. Invita ad archiviare la possibile scissione rilanciando Forza Italia, consegnando a lui le chiavi del partito, azzerando gli altri incarichi e lasciando il governo in una zona d'ombra, al riparo da forzature. Una mossa spiazzante di fronte alla quale gli «alfaniani» tentennano, discutono, provano a trovare una intesa al loro interno, cercano di trovare un minimo comune denominatore. Con molte difficoltà. In questa delicata partita interna, infatti, giocano un ruolo sempre incisivo i «falchi delle colombe», ovvero quei dirigenti che per diversi motivi sono in pressing su Angelino Alfano e lo invitano ad affondare il colpo e procedere alla scissione, evitando frenate o marce indietro. Una richiesta ribadita anche nel conclave serale, la riunione dei governativi andata in scena alla presenza del vicepremier. «Quali garanzie può offrirci Berlusconi nel momento in cui di fatto con il passaggio a Forza Italia azzera i poteri del segretario Alfano? E quali garanzie possiamo offrire sul fronte della tenuta del governo a Enrico Letta nel momento in cui il potere torna ad accentrarsi in un uomo solo?», ragiona uno degli innovatori-alfaniani, confessando al cronista i dubbi e le incertezze del momento.

Alla fine ci si attesta su una triplice richiesta da rivolgere a Berlusconi: democrazia interna; sostegno al governo; no a elezioni anticipate. Insomma, larghe intese forever (o quasi), garanzie blindate sulla sopravvivenza del governo e presenza al futuro tavolo delle candidature, Europee in primis. In realtà resistono perplessità e divisioni anche sull'opportunità di prendere o meno parte all'incontro, così come c'è chi ritiene, come Andrea Augello, che se si andrà bisognerà necessariamente aprire il dibattito e non accettare la celebrazione di una «unità di facciata», inutile ai fini della risoluzione dei problemi del partito. I «falchi delle colombe», insomma, invitano Alfano a non fermarsi, a piantare dei paletti e presentarsi sabato soltanto se verrà garantito un accordo chiaro. La trattativa, insomma, resta in salita. Maurizio Lupi, ad esempio, non nasconde l'imperativo della difesa a oltranza dell'esecutivo. «Quello sulla decadenza è un voto sbagliato e grave, ma un conto sono le battaglie sulla decadenza e sull'uso politico della giustizia, un conto è continuare a lavorare nell'interesse dell'Italia per uscire dalla crisi confrontandoci anche duramente sulle politiche del governo, altrimenti continueranno a mandarci a casa tutti, falchi e falchetti, centrodestra e centrosinistra». Una tesi sposata anche da Alfano che ribadisce di «volere davvero l'unità». Ma aggiunge che «se non fossimo più al governo arriverebbe una nuova tassazione sugli immobili, una diminuzione nell'uso del contante, una legislazione che aprirebbe in modo indiscriminato le frontiere». In serata, poi, il segretario prima si lamenta per le dichiarazioni di giornata dei «lealisti». «Pensavo di avere fatto un'intervista equilibrata al Corriere. Ho ricevuto il solito fuoco di dichiarazioni offensive e già questo dà la misura di un problema. Questo accade ogni volta che Berlusconi butta il ponte levatoio nel tentativo di costruire una nuova unità. È evidente che questa unità questi esponenti affetti dal virus della dichiarazione non la vogliono. A Berlusconi ribadirò la nostra idea di partito». Poi fa ricorso alla mozione degli affetti. «Quando dico che non vogliamo rovinare la festa del Consiglio nazionale voglio dire che sabato deve essere una festa perché Berlusconi la merita.

Non ci sto a trasformare il Consiglio nazionale in filmati per You Tube».

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