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Un altro schiaffo al governo Ora implora i marò in prestito

Il ministro Di Paola vola a Koci e si aggrappa alla flebile speranza che martedì il tribunale del Kerala decida il rimpatrio temporaneo dei nostri due militari

Un altro schiaffo al governo Ora implora i marò in prestito

Il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, è volato in India da Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Ma non per riportarli a casa, come chiedono gli ex del reggimento San Marco con tanto di volantino di auguri ai due commilitoni.
Poche ore prima a Bala Baluk, una sperduta base nel deserto afghano, il ministro ha incontrato i marò in prima linea. Secondo i giornalisti presenti si è commosso ricordando il caso di Girone e Latorre. Siamo convinti che l'ex ammiraglio soffra veramente per i marò trattenuti in India, ma forse dovrebbe farsi un esame di coscienza sugli ultimi dieci mesi di linea morbida, imposta soprattutto dalla Farnesina. La Difesa non è spiccata per iniziative più decise e ha in tutti i modi silenziato i marò con la stampa italiana. «Per non urtare gli indiani», veniva ripetuto ossessivamente. Ancora ieri Di Paola si aggrappava al solito mantra: «Sono tre mesi che aspettiamo un pronunciamento della Corte Suprema che certifichi la giurisdizione italiana sul caso. Sono fiducioso che dopo quest'ennesimo rinvio la Corte riconoscerà le regole del diritto internazionale».

Ieri sera il ministro è atterrato a Kochi per incontrare i marò. Al massimo potrà dare a Girone e Latorre, trattenuti da quasi 10 mesi, una pacca sulle spalle. E consegnare il fazzoletto del San Marco con le firme di tutti i commilitoni di Bala Baluk. Nonostante il governo abbia puntato tutto sul Natale a casa per i due fucilieri di marina, i giudici della Corte suprema che dovevano decidere sul loro destino saranno bellamente in ferie da lunedì fino al 2 gennaio. L'ennesima sberla all'Italia, che con il governo tecnico ha partorito fino ad oggi una linea talmente morbida da dimostrarsi fallimentare.

L'unica flebile speranza è la magnanimità (sic!) dell'Alta corte dello Stato del Kerala, che per tre mesi ha tenuto in galera i marò, oggi in libertà vigilata. Latorre e Girone hanno presentato una richiesta di «permesso» per trascorrere il Natale a casa. La Corte ha fissato un'udienza per martedì e chiesto lumi al governo di Delhi. Il console a Mumbai, Giampaolo Cutillo, ha assicurato che saranno guardati a vista e torneranno in India dopo due settimane. Uno dei fan più in vista dei marò, il generale in congedo, Fernando Termentini, considera quest'opzione «un disonore». Ma, si dirà, per ora portiamoli a casa in una maniera o nell'altra e poi vediamo. La speranza è che ai marò venga concesso il permesso di rientrare in patria: un'alta carica dello Stato va a prenderli e agli inizi di gennaio la Corte suprema dà ragione all'Italia sulla giurisdizione; così Girone a Latorre restano a casa, anche se sotto processo. Nel frattempo, però, bisogna prepararsi al peggio e ad abbandonare al linea morbida. Ieri l'ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha lanciato una proposta forte: «L'Italia interrompa i rapporti diplomatici con l'India e richiami il nostro ambasciatore».
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