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Amato indignato: "Non faccio parte della casta"

In una lettera a Repubblica, l'ex premier dice di prendere solo 11mila euro di pensione e rivendica il suo curriculum

Amato indignato: "Non faccio parte della casta"

Giuliano Amato è il nuovo indignato che avanza. Non sopportava più di essere additato come il re delle pensioni d'oro e dei vitalizi, e così ha risposto a muso duro. Lo ha fatto con una lunga missiva indirizzata al quotidiano La Repubblica in risposta a un articolo dello stesso giornale. L'ex presidente del Consiglio, oltre a respingere insinuazioni e retroscena su una sua candidatura a governi o governissimi, si è scagliato contro le accuse, piovute soprattutto dalla rete, di essere "un vorace cumulatore di prebende pubbliche, sommando una pensione già alta con il vitalizio di ex parlamentare per un totale di 31mila euro mensili".

Ebbene, Amato ha tenuto a precisare che "da tempo il vitalizio lo giro mensilmente a una comunità di assistenza e dallo Stato ho quindi soltanto la pensione, che è al netto poco più di 11mila euro". Una pensione che Amato ammette essere alta, ma comunque "sotto il tetto stabilito dal governo Monti per i trattamenti pubblici" e "inferiore a quella che riscuotono giudici costituzionali, alti magistrati ed altri funzionari, specie se andati in pensione dopo di me".

Non pago, l'ex premier rivendica la mole di incarichi che si è trovato ad assolvere e che ancora assolve, respinge l'accusa di essere un appartenente della casta e invita a mostrare ai giovani il suo curriculum come vessillo di orgoglio e non di derisione. Insomma, "non faccio parte della casta, perché dovrei vergognarmi?", chiede Amato. Al netto dell'onorabile e rispettabile curriculum, dell'ottima considerazione che interlocutori internazionali nutrono di lui e della scelta meritoria di dare il vitalizio in beneficenza, non c'è da stupirsi però se, in tempi di antipolitica, di crisi e di indignazione dei cittadini, l'affermazione di Amato suoni un po' particolare.

Quando all'interrogativo della Gruber ("Sarebbe disposto a ridursi la pensione?") rispose di non capire la domanda, sicuramente amplificò l'indignazione degli stessi cittadini nei confronti della casta. E quando il 12 dicembre 2011, su La Stampa, precisò che aveva risposto in questo modo "non per tracotanza, ma per la semplice ragione che ormai sono un privato cittadino e non ho quindi alcun potere né sulla mia né sulle altre pensioni", diciamo che non migliorò la situazione.

E ancora, quando in tempi non sospetti (novembre 2012), assurse a paladino degli esodati - non quelli reali, ma quelli di Stato - proponendo due anni di vitalizio anticipato per i politici che, non avendo ancora raggiunto i 65 anni, non venissero rieletti in Parlamento non contribuì a diminuire la rabbia dei cittadini.

Se a tutto ciò si aggiunge il fatto che nell'ultimo periodo Amato ha più volte proposto una patrimoniale (facendo ripiombare nella mente degli italiani l'incubo del prelievo forzoso da ogni deposito bancario avvenuto nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1992); che fu artefice di una pesante riforma delle pensioni; che è tra i papabili per la corsa al Quirinale; e che è stato nominato - dal governo Monti - consulente sul finanziamento pubblico ai partiti (senza raggiungere risultati encomiabili), ecco, considerando tutto ciò e visto che ha alle spalle quasi 50 anni di carriera nei partiti, che è stato due volte premier e sei volte ministro, non si stupisca se saranno in pochi a credere che non faccia parte della casta.

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