Politica

Anche Gramsci pretende l'8 per mille

L'istituto intitolato al politico ha chiesto 2,7 milioni per l'archivio del Pci

Anche Gramsci pretende l'8 per mille

Roma - Un marchettificio in piena regola targato Palazzo Chigi. È lo schema di decreto per la ripartizione dei fondi dell'otto per mille destinati nel 2013 dai contribuenti allo Stato. È un volume di 430 pagine nella quale sono state valutate 936 richieste di finanziamento per un totale di 658,175 milioni dei quali 437,5 milioni dichiarati ammissibili. Ovviamente tutto quel denaro i richiedenti non lo vedranno mai, ma - in ogni caso - la presidenza del Consiglio nel dichiarare l'ammissibilità della richiesta fornisce una qualche «certificazione» all'ente che fa domanda e forse fa qualche promessa.
La denuncia è arrivata ieri via Twitter da Massimo Corsaro (Fdi) che ha postato le foto di alcune pagine del volumone. Nella prima si osserva che la Fondazione Istituto Gramsci è stata ammessa a un finanziamento di 144.840 euro su 2,75 milioni richiesti per la digitalizzazione dell'archivio del Pci. La Fondazione, presieduta da Beppe Vacca, è una delle ultime ridotte del dalemismo: la moglie del lider Massimo, Linda Giuva, è nel comitato scientifico, Roberto Gualtieri ne è vicedirettore e Ugo Sposetti siede in cda. La memoria storica del Pci non è l'unica a essere tutelata: alla Fondazione del centro sperimentale di cinematografia sono destinati 1,64 milioni per il restauro del nostro patrimonio cinematografico, mentre 383mila euro sono dichiarati «ammessibili» (sic) per la il restauro della Chiesa di San Sebastiano sede della Fondazione Palmieri di Lecce, un'istituzione culturale.
L'«otto per mille» diventa anche una questione di infrastrutture. Sono molti i Comuni che chiedono aiuto e il governo - virtualmente - risponde: a Buguggiate 103mila euro per il consolidamento del sottotetto del palazzo municipale, a Campli 1,1 milioni contro il rischio idrogeologico e a Canicattì 55mila per il restauro della fontana Petreppaulu.
La presidenza del Consiglio non è sorda ai richiami delle Onlus (sono quelle che avranno veramente soddisfazione). Cifa di Torino riceve l'ok per 109mila euro per l'empowerment femminile in Etiopia, il consorzio Connecting People - specializzato nella gestione dei Cie - un milione (su 2,165 richiesti) per l'assistenza ai rifugiati, mentre il Coe di Barzio ottiene luce verde per 134mila euro destinati alla valorizzazione della biodiversità forestale in Congo.
«Bisognerebbe dire basta alle marchette e usare i fondi del 5 per mille: si potrebbero tagliare un po' le tasse», commenta Massimo Corsaro aggiungendo che «lo Stato comunque usa l'otto per mille per fare cassa e quindi solo poche centinaia di migliaia di euro saranno destinate ai richiedenti». Il marchettificio è solo virtuale: lo schema di decreto, infatti, assegna solo 404.771 euro a quattro onlus (Persone come noi, Gma, Vis e Medicus Mundi) per altrettanti progetti in Burkina Faso, Etiopia ed Eritrea.

Gli altri hanno ottenuto un attestato, mentre il contribuente ha solo finanziato lo Stato.

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