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"Così il Cavaliere era spiato dal Sismi"

Caso De Gregorio, dai verbali dell'inchiesta emerge l'accusa dell'ex senatore Pdl: "Le sue conversazioni registrate dagli 007"

"Così il Cavaliere era spiato dal Sismi"

Ci risiamo. Con una tempistica straordinaria, nel delirio della complessità politica legata alla formazione del nuovo governo, la procura di Napoli entra a gamba tesa. E fa in modo che le carte sulla presunta compravendita di parlamentari, oggetto dell'inchiesta su De Gregorio e Berlusconi, vedano la luce così da gettare palate di fango sul Cavaliere e il Pdl. Sulla stessa vicenda Woodcock e compagni pm pochi giorni fa presero una sonora sberla dal gip che stoppò la richiesta di giudizio immediato di Silvio sostenendo che non vi erano prove dei milioni dal Cav al senatore ex Idv. Tra i documenti depositati, ovviamente, spunta il verbale di Romano Prodi. Che pur ammettendo di non aver mai saputo nulla, giudica il tutto, de relato, gravissimo.

SILVIO SPIATO DAL SISMI

Ma agli atti ci sono anche i verbali inediti di un sorprendentemente loquace Sergio De Gregorio. Che ai pm ha straparlato su tutto. Dei suoi guai con gli strozzini napoletani (per cambiare 7 milioni di euro) alla geopolitica internazionale. Ha raccontato pure di aver saputo che l'apparato di sicurezza del Cav, «a detta di diversi alti esponenti dei servizi di sicurezza, presentava diverse falle», e che secondo Cossiga Berlusconi aveva «problemi con esponenti del Sismi, che avrebbero effettuato anche registrazioni di conversazioni relative ad incontri personali dello stesso».

E ROMANO SENTIVA LE VOCI

L'esperto in medium (ricorderete la sua partecipazione alla seduta spiritica su Gradoli e il sequestro Moro) Romano Prodi, dice di non aver mai saputo nulla, ma di aver sentito le «voci». E nonostante ciò, l'ex premier si dilunga in dissertazioni sdegnate. «Ovviamente se avessi saputo circostanze precise e concrete non avrei esitato a denunciarle a suo tempo. Si parlava di questa ed altre vicende e si trattava di voci continue e insistenti sui tentativi da parte dell'opposizione di “traghettare” alcuni senatori eletti nell'allora maggioranza da me capeggiata verso l'opposizione attraverso operazioni non trasparenti e sottobanco. Quando in questi giorni ho saputo dai giornali quanto era addebitato a Berlusconi e De Gregorio (…) sono rimasto scandalizzato. Se veri questi fatti sono di una gravità inaudita e per questo ho sentito il dovere di rendere una pubblica dichiarazione attraverso il Tg1, cosa che non facevo da anni. Ho inevitabilmente fatto mente locale su quanto avvenuto e tuttavia ripeto non mi sono venuti in mente fatti specifici ulteriori». Però… «la situazione politica era propizia a siffatte manovre occulte». Non ricorda altro. Proprio non ci riesce. Ma a un certo punto, ecco schiarirsi la memoria imbeccato dai pm: «Ora che me lo ricordate effettivamente la senatrice Finocchiaro fece un intervento in Senato in cui denunciò questa “compravendita” di senatori, tuttavia sulla base di quali elementi lo abbia fatto non sono in grado di chiarirlo. Certo è, come ho detto, che vi erano voci continue su queste pratiche illecite».

ANNA PARLA PER SENTITO DIRE

Il giorno della festa della donna, la senatrice Pd Anna Finocchiaro lo festeggia in procura a Napoli. Dove fa mettere a verbale quel (poco) che sa direttamente, e quanto appreso da colleghi avvicinati. «Denunciai in aula i tentativi di corruzione (politica) legati in particolare al tentativo di corruzione del senatore Randazzo (gruppo Ulivo) il quale fu avvicinato una prima volta all'aeroporto da un imprenditore (di cui non ricordo il nome) che poi si presentò come emissario di Berlusconi, il quale gli propose un incontro con lo stesso Berlusconi, incontro che, poi, avvenne; nel corso di tale incontro l'onorevole Berlusconi propose al senatore Randazzo di passare nel suo schieramento facendogli in cambio delle promesse; in questo momento non ricordo se si trattava di promesse politiche o anche economiche». La Finocchiaro fa cenno poi a un altro episodio analogo col senatore Ulivo Paolo Rossi «che in quel periodo del 2007 mi raccontò anche lui di essere stato avvicinato da un senatore di Forza Italia (se non ricordo male Tommassini) che gli fece anche lui una proposta per conto di Berlusconi». Niente milioni e miliardi, ma la promessa di un incarico come addetto stampa in un grosso ente. «Rossi, però, rifiutò la proposta di Berlusconi rimanendo fedele al nostro gruppo». Soldi, dunque, non ne passarono mai.

TONINO E IL NASTRO SCOMPARSO

Nei verbali si dà conto anche della testimonianza del senatore Idv Giuseppe Caforio che riferisce una storia allucinante che coinvolge pure Antonio Di Pietro. A suo dire De Gregorio lo convocò nelle clinica dov'era ricoverato per offrirgli 5 milioni di euro in più tranche, prima e dopo le elezioni. Caforio si presenta all'appuntamento e registra l'offerta milionaria. Pagava Berlusconi? Macché: «Non mi disse da chi materialmente provenivano i soldi a me destinati». Caforio l'indomani s'incontra con Tonino e gli consegna la cassetta. Ma oggi la pistola fumante non si trova. Esiste, o no? Se Caforio non s'è inventato tutto, perché Tonino non ha mai prodotto questa prova esplosiva contro Berlusconi? Di Pietro la spiega così ai pm campani: «Tenuto conto degli anni trascorsi, non ricordo a chi materialmente diedi la cassetta e a chi diedi istruzioni per fare arrivare all'autorità giudiziaria di Roma la notizia di reato». Di Pietro ricorda d'aver presentato denunce e memorie sul punto, invita ad andare a vedere le sue conferenze stampa su Youtube. Ma la cassetta? Dov'è la cassetta? «Questa vicenda devo ammettere l'avevo dimenticata, rimossa». Di Pietro conferma la versione di Caforio ma precisa: «Sono comunque certo di non avere ascoltato la registrazione. Mi bastavano le parole di Caforio». Una bomba del genere e Tonino non sente la registrazione? No. Di Pietro proprio non ricorda a chi diede il nastro, se al fidatissimo maresciallo della Gdf Scaletta al ministero («fece con me Mani Pulite») oppure a un ufficiale dei carabinieri dello stesso. Formisano dice che Di Pietro parlò del mitico Scaletta, Di Pietro non ricorda. «Ricordo e ribadisco che all'epoca diedi a tale vicenda un valore eminentemente politico. Comunque sono certo che affidai la cassetta a qualcuno dei miei collaboratori nella certezza che la destinasse all'autorità giudiziaria competente. Allora avevo responsabilità di ministro e in quel “marasma” politico non potevo certo avere il tempo di ascoltare la cassetta personalmente».

VERDINI, MEDUSA E BARBARESCHI

L'ex senatore sfuggito alla cella (è ai domiciliari) per le accuse di truffa e false fatturazioni De Gregorio spara sempre più in alto. All'Operazione libertà, dice, avrebbe partecipato anche Denis Verdini, che avrebbe riportato all'ovile Pdl Luca Barbareschi (Fli) aprendogli le «porte della produzione con Medusa».

L'OPERAZIONE ARGO IN IRAN

Come in Argo, film premio Oscar di Ben Affleck, anche De Gregorio avrebbe partecipato, ai tempi della commissione Difesa, a una missione in Iran. «Mi accorsi di essere spiato dai servizi segreti», per ottenere tramite l'Iran, la «liberazione dei due militari israeliani prigionieri di Hezbollah». Solo che «Prodi boicottò la liberazione per “non far portare a casa” a me e a Pollari» il risultato positivo.

BOCCHINO E MONTECARLO

Di Lavitola parla molto, De Gregorio. Lo indica come uno degli organizzatori dei sistemi di sicurezza delle feste del Cav. A un certo punto accenna alla casa di Montecarlo e allo scoop fuori tempo massimo (era già tutto venuto ala luce con l'inchiesta del Giornale) ai Caraibi: «Ricordo che Lavitola mi informò prima della pubblicazione chiedendomi dei consigli», che lui gli diede («pubblicare subito le notizie importanti e non tenerle nel cassetto»), salvo poi contattare Italo Bocchino «dicendogli che non avevo alcun ruolo» nella vicenda e «prendendo le distanze da Lavitola».

Ma che belle frequentazioni aveva Italo, che sui Tulliani parlava di manine e deviazioni eppoi venne beccato lui a passeggiare per il centro di Roma con agenti dell'intelligence.

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