Politica

Un anno di governo Monti: tra gaffe, dietrofront e strafalcioni

Le lacrime della Fornero, le dichiarazioni di Martone, le gaffe e i dietrofront del premier: strafalcioni e figuracce del governo tecnico a un anno dall'insediamento

Un anno di tecnici, un anno di gaffe. Tutto ci si poteva aspettare meno che i sobri e attenti professori, abituati alle cattedre e alla precisione chirurgica nel dispensare lezioni, fossero capaci di inanellare una serie così folta di svarioni, gaffe, strafalcioni, dietrofront e vere e proprie castronerie.

Per carità, tiene benevolmente conto del fatto che passare dalle cattedre bocconiane al timone di un Paese è impresa complicata. Epperò, nel riassunto dei primi 365 giorni dell'esecutivo Monti non si possono non evidenziare le uscite che hanno scatenato polemiche e fatto infuriare, ridere o impaurire i cittadini.

E allora, meglio fare subito una sorta di compendio, ché la lista è lunga e la materia non è poi così divertente. Di sicuro non si saranno divertiti i cittadini meno abbienti al sentire che nella riforma del lavoro era stata cancellata l'esenzione per i ticket per gli esami diagnostici e per altre prestazioni specialistiche in favore dei disoccupati. Per fortuna il polverone mediatico che si sollevò, portò la Fornero ad ammettere che trattavasi di “refuso”.

Così come chissà quanti lavoratori andarono su tutte le furie al vedere sgorgare le lacrime dagli occhi dello stesso ministro al sol pronunciare la parola sacrifici in merito alla riforma delle pensioni. Ci sono state poi le falle contenute nella riforma del lavoro con tanto di ammissione della Fornero: “C'è il rischio di incentivare il lavoro nero”. E che sarà mai, se poi il lavoro nero e il precariato regnano perfino all'Isfol, ente di ricerca controllato dallo stesso ministero del lavoro?

Il balletto sull'Imu alla Chiesa è ancora argomento attuale, almeno fino a quando non ci sarà certezza sul provvedimento. E che dire dello svarione linguistico che prese alla sprovvista il ministero dell'Istruzione? "Dalla pecora al pecorino, tracciabilità e rintracciabilità di filiera nel settore lattiero caseario toscano". Recitava così un bando per un assegno di ricerca dell'Università di Firenze pubblicato sul sito del Miur. Che tradotto in inglese diventava: "From sheep to Doggy Style, traceability of milk chain in Tuscany". Solo che "Doggy style" non c'entrava nulla con uno dei formaggi più diffusi in Italia, ma era un modo di chiamare una posizione sessuale.

Nel calderone delle gaffe va rammentata quella del viceministro al Welfare, Michel Martone, che bollò come “sfigato” chi non concludesse il ciclo di studi universitari entro i 28 anni. Peccato però che i suoi trascorsi professionali e personali abbiano fatto emergere aspetti da privilegiato rispetto a uno studente medio.

Non dimentichiamo poi la bagarre sul posto fisso, definito “monotono” dal premier Monti. Bagarre continuata con le frasi della Fornero: “Bisogna spalmare le tutele su tutti, non promettere il posto fisso che non si può dare, questo vorrebbe dire fare promesse facili, dare illusioni”. Dichiarazioni che scatenarono la rivolta degli utenti in rete,i quali si scagliarono contro la figlia del ministro del Welfare, Silvia Deaglio, professore associato di Genetica medica alla facoltà di Medicina dell'Università di Torino, dove hanno insegnato sia mamma che papà.

E poi c'è il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri che si ha bacchettato i mammoni e “gli italiani fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà” scordandosi però della nomina del figlio Girogio Peluso, già precoce direttore di Unicredit, a direttore generale di Fondiaria Sai, con tanto di bel posto fisso da 500 mila euro l’anno.

E come non citare poi il povero sottosegretario Franco Polillo, smentito dal suo stesso governo sul capitolo degli esodati. O ancora il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini avventuratosi in un invito al ritorno del nucleare, a poca distanza temporale dal referendum popolare che aveva sancito il contrario.

La Fornero resta però quella che, insieme con Monti, ha collezionato più gaffe. Tra le ultime c'è il tentativo di allontanare i giornalisti da un convegno, tentativo andato a vuoto e a cui è seguita la fatidica affermazione: “Saranno gli errori a fare titolo sui giornali". E infine c'è la frase sui giovani troppo choosy -schizzinosi - poiché cercano a tutti i costi un lavoro dignitoso, e dunque non precario. Frase che le è costata persino un esposto dal padre di Norman Zarcone, il dottorando in filosofia del Linguaggio che si tolse la vita a Palermo come segno di protesta contro le baronie universitarie e contro la precarietà.

Ma la standing ovation va tributata a Mario Monti. Oltre alla “monotonia” del posto fisso, al prof va riconosciuto il merito di aver fatto infuriare persino i tedeschi rilasciando un'intervista al settimanale Der Spiegel nella quale dichiarava che i governi dovrebbero mantenere "un proprio spazio di manovra" indipendente rispetto alle decisioni dei Parlamenti. I teutonici si infuriarono e Monti fu costretto alla rettifica trincerandosi dietro un “sono stato frainteso”.

Episodio simile a quello avvenuto però su giornale diverso e in un paese diverso. “Se il precedente governo (quello Berlusconi, ndr) fosse ancora in carica, ora lo spread italiano sarebbe a 1200 o qualcosa di simile”. Frase rilasciata al Wall Street Journal e che mandò in bestia il Pdl. Anche in quell'occasione Monti si affrettò a smentire malamente.

Così come quando nel corso di una conferenza stampa congiunta col presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso, parlando delle soluzioni alla crisi economica, disse: “Essendoci un consenso più ampio" tra le forze politiche italiane "e una maggiore volontà di cooperazione credo che potremo andare più a fondo". Una frase che poteva essere mal interpretata e che prontamente infatti Monti provvide a spiegare meglio.

Quello che non riuscì a spiegare, probabilmente perché non c'era modo di farlo, era il perché non avesse cantato a Kiev l'inno di Mameli. In quell'occasione lui rimase immobile con la bocca chiusa limitandosi a battere placidamente le mani. Una figura peggiore la collezionò nella comunità di Sant'Egidio. A una donna che lo fermò dicendogli: “Il giorno più bello dopo che mi hanno sfrattato è stato veni­re qui in comunità”, la risposta del premier fu folgorante: “Se non l’avesse­ro mandata via di casa non sta­va così bene come qui a San­t’Egidio”.

Per non parlare poi della bufala pubblicata sul sito di Palazzo Chigi in merito a una presunta citazione di Monti da parte di Obama nel discorso al meeting per la sicurezza nucleare di Seul. Citazione che naturalmente non c'è mai stata. E per rimanere sul sito del governo, come non ricordare la campagna di aiuto lanciato dall'esecutivo sulla spending review. O ancora l'episodio mai chiarito del volo di Stato per andare al compleanno di un amico. Tra le altre gaffe, va menzionata anche la breve apparizione al governo del sottosegretario Carlo Malinconico, dimessosi a causa delle vacanze pagate a sua insaputa.

E se ci spostiamo poi sui dietrofront, il governo Monti meriterebbe l'Oscar alla carriera. La tassa sulle borse studio dei medici? Ritirata. Quella su alcolici e birra? Ritrattata. Articolo 18 per i licenziamenti illegittimi per motivi economici? Tolti e poi ripristinati. Aumento dell'aliquota delle accise di benzina fino a 5 centesimi? Abolita. Tassa di 2 centesimi sugli sms? Abortita. Gratuità dei conti correnti per i pensionati che percepiscono fino a 1.500 euro al mese? Procrastinata. Liberalizzazioni di taxi e farmacie? Emendate. Operazione Cieli bui? Bocciata dai partiti. Patrimoniale? Annunciata e poi ritirata.

Alla faccia della tanta sbandierata competenza del governo dei prof.

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