Politica

Aria di bis: nuovo esecutivo tecnico

Bersani verso il fallimento annunciato. Napolitano pensa a un gabinetto di larghe intese per le riforme prima del voto

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

Roma - «Pier Luigi? Si farà un giretto...». Dunque, Bersani è in pista. Formalmente appoggiato dall'intero partito, lanciato persino da Renzi, pronto alla mission impossible, convincere i grillini ad appoggiare un suo esecutivo di minoranza. Sarà un buco nell'acqua, al Quirinale ne sono certi. Ma si sono convinti che un mandato esplorativo al leader Pd è un passo necessario per poter poi giocare la partita vera, quella del governo del presidente. E mentre Piggi si farà un giretto, Giorgio Napolitano cercherà il nuovo Monti: Ignazio Visco?
Intanto Bersani, che nelle ultime ore ha abbassato il tono dello scontro con il Colle, giocherà le sue carte. Come sosteneva Vittorio Emanuele II, in Italia una croce di cavaliere e un sigaro toscano non si negano a nessuno, forse nemmeno un incarico di governo «a perdere». Tanto verrà presto il momento in cui Bersani verrà ricevuto nello Studio alla Vetrata e dovrà offrire le garanzie richieste. Troverà il capo dello Stato che gli chiederà: «Quanti voti avete al Senato? Che accordi avete stretto? Non avete la maggioranza? Allora mi dispiace, non si può dare vita a un governo al buio». Seduto di lato, penna in mano, il segretario generale Marra pronto a sommare cifre e verbalizzare. Sulla parete il Lamento di Giacobbe, arazzo del Roest su cartone del Pontormo, osserverà in silenzio.

Di più, il segretario Pd non riuscirà ad avere. Di dimissioni anticipate, per lasciare il posto a un presidente più malleabile da eleggere a maggioranza di centrosinistra, non se parla nemmeno: confermando per il 19 marzo l'inizio delle consultazioni, Napolitano ha bloccato la manovra. Così, quando al termine della direzione Bersani chiama per informare il capo dello Stato delle scelte del partito e conferma «pieno rispetto delle prerogative presidenzali», suona come una resa. Ora il suo «giretto» servirà a far decantare il clima e dimostrare l'impossibilità di agganciare M5S, aprendo così un'autostrada per un gabinetto tecnico-istituzionale. Un esecutivo di scopo, condotto da una personalità autorevole, sganciata dai partiti tradizionali. Larghe intese, ma non un governissimo: impossibile che Pd e Pdl siedano nello stesso Consiglio dei ministri.

Serve allora un altro Monti, anzi un premier ancora più lontano dalle forze politiche, un doppiamente tecnico. Umberto Ranieri, uno dei democratici più vicini a Napolitano, lo spiega durante la riunione di direzione: «Un governo del presidente che realizzi alcune riforme e porti il Paese al voto entro un arco di tempo ragionevole». Non un patto tra le segreterie, ma un'assunzione di responsabilità generale per un assetto «istituzionale» che deve reggere un anno, fino alle prossime elezioni europee, tenendo i conti in ordine e favorendo alcune riforme anti-casta e il cambio della legge elettorale.
Si è molto parlato di Anna Maria Cancellieri. Il ministro dell'Interno, prefetto, ex commissario straordinario di Bologna, conosce bene la macchina statale. Ma stanno tornando su anche le quotazioni di Ignazio Visco. Quella del governatore, nonostante i dubbi di Mario Draghi che lo preferisce sulla trincea di Palazzo Koch, viene considerata la scelta migliore visto quel che ci aspetta: titoli da piazzare, Iva da aumentare, bilanci da far ancora quadrare.

E se Bankitalia venisse affidata a Fabrizio Saccomanni, anche il SuperMario di Francoforte sarebbe d'accordo.

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