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Assedio anti-Cav a Napolitano: non si permetta di dare la grazia

Da Rodotà a Pisapia, dal "Fatto" all'Annunziata: contro il capo dello Stato partono attacchi e finti suggerimenti

Assedio anti-Cav a Napolitano: non si permetta di dare la grazia

RomaÈ un pressing a volte esplicito, senza cortesie, altre più insidioso, portato avanti con il sorriso metaforico di parole affilate. Giorgio Napolitano è assediato. A questo punto, più che dai pidiellini insoddisfatti, da un'intellighenzia di sinistra che non gli perdona le aperture tra le righe, le piccole concessioni, ipoteche per il futuro al condannato Silvio Berlusconi. Il non detto pesa più del detto. E quelle che per il centrodestra sono speranze flebili, per gli intellettuali della sinistra sono affronti impronunciabili.

Marco Travaglio è stato il più diretto, nell'editoriale del 14 agosto: «Mai - ha scritto il vicedirettore del Fatto Quotidiano - in tutta la storia repubblicana e pure monarchica, un capo dello Stato era mai intervenuto su una condanna definitiva di Cassazione». Paragonando poi il Quirinale a «un reparto di ostetricia geriatrica, con un viavai di giuristi di corte e politici da riporto travestiti da levatrici (...) curvi sull'anziano puerpero».

Una posizione molto critica è anche quella espressa nel commento a caldo di Lucia Annunziata sull'Huffington Post: «In nome della stabilità del governo - valuta la direttrice - ancora una volta il Paese, questa volta attraverso la sua massima istituzione, il Quirinale, risponde all'anomalia portata in politica due decenni fa dal conflitto di interessi di Silvio Berlusconi con una ennesima anomalia - accordando allo stesso Silvio Berlusconi, condannato per frode, una benevolente attenzione».

Ma nel pensatoio della sinistra di alto lignaggio c'è chi non si oppone invece al presidente della Repubblica. Napolitano? Non ha lasciato nessuna porta aperta, il problema non esiste. Sono parole senza appigli per Berlusconi quelle del capo dello Stato, riflette per esempio Stefano Rodotà: «Spiragli per la grazia nella nota di Napolitano? Non ne vedo, non ci sono le condizioni, tra tre anni non so cosa potrebbe accadere, ci potrebbe anche essere una situazione di emergenza umanitaria, ma oggi come oggi no», dichiarava ieri con freddezza in un'intervista a Radio Capital l'autorevole giurista e involontario «sfidante» di Napolitano alle Quirinarie. Nessuna pressione apparente verso il presidente, nelle parole di Rodotà. Solo una sottile critica al passaggio sulle «legittime manifestazioni di dissenso», i sit-in pro Berlusconi: «Forse non era un passaggio necessario. Era nello spirito che il presidente sta adoperando, dal suo punto di vista, cioè quello di mantenere una rete di protezione per il governo, è comprensibile. È un di più che non mi entusiasma».

Uno dei giuristi in politica più famosi, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, non muove un accenno di dissenso a Napolitano, ma il suo commento asettico parla più di mille dichiarazioni orientate: «Non ci sono i presupposti per la grazia». Basta «leggere cosa dice il codice e cosa dicono le norme». Sull'eventuale «grazia a Berlusconi - prosegue Pisapia - è evidente che la decisione spetta al presidente Napolitano e per quanto mi riguarda la rispetterò».

Poi il tecnicismo più forte di una critica: «Ritengo in ogni caso che sulla base della relazione al codice di procedura penale, quando parla di grazia e dei lavori preparatori della Costituente, allo stato non ci siano i presupposti».

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