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Attacchi ai vertici e faide, Ncd si ribella ad Alfano

Dopo quattro ore di riunione a porte chiuse il leader assicura: tutto bene. Ma i malumori dei parlamentari aumentano. La strategia: verso gruppi unici con l'Udc

Attacchi ai vertici e faide, Ncd si ribella ad Alfano

Va tutto bene, madama la marchesa. Alfano riunisce i suoi parlamentari per analizzare l'eurovoto e lancia il messaggio: «Avanti così, bene così». In realtà i nodi restano: un risultato sotto le aspettative; i malumori del partito in Calabria; una gestione evanescente; il derby sottinteso con Lupi; il nodo delle alleanze; il timore di restare schiacciati dal caterpillar Renzi. Quattro ore di autoanalisi a porte sigillate al termine delle quali la linea è la seguente: «Sapevamo che era una prova difficilissima ma il risultato è stato eccellente per le condizioni date. Siamo stati premiati». Quattro virgola qualcosa.

Parlano Alfano, Schifani, Cicchitto, Quagliariello, Formigoni, Piso, Pizzolante, Sacconi. Lupi, al centro dei boatos che lo darebbero meditabondo sul lasciare o meno la poltrona di ministro delle Infrastrutture per prendere le redini del partito, se ne va molto prima che la riunione finisca. Muto. Più tardi è lo stesso Alfano a giurare: «Lupi? Non credo abbia intenzione di lasciare e la composizione al governo resta quella che è». Sono in tanti, tuttavia, a dire fuori dai denti che «servirebbe un segretario a tempo pieno». Quale occasione migliore per parlarne? Invece no, niente. Pare che di manico del partito non si sia parlato affatto. O meglio: di questo Alfano non ne vuol sentire parlare: «Abbiamo celebrato 45 giorni fa il nostro congresso e abbiamo deciso che io sia il presidente e Quagliariello il segretario». Stop.

E proprio su Quagliariello piovono fulmini dalla Calabria, Regione dove l'Ncd ha fatto il botto: 11,4%. Merito dell'ex governatore Scopelliti, scaricato però dai big del partito, e che ora torna alla carica: tutti gli assessori regionali calabri chiedono che quest'ultimo venga nominato sottosegretario e lo stesso pretende «alcune risposte dai vertici». Su cosa? «Non eleggere un deputato nella Regione in cui il partito è più forte è una responsabilità di cui dovranno farsi carico i vertici Ncd. Devono spiegare la contraddizione della scelta fatta. Spero che venga a breve convocata l'assemblea nazionale e vengano date spiegazioni al riguardo».

Insomma, beghe che Alfano cerca in tutti i modi di tenere nel tinello di casa propria. Trapela qualche critica descritta come amabile consiglio. Tipo quella di Cicchitto, uno che non le mandava a dire neppure a Berlusconi, che allerta: «Il partito non dev'essere il partito dei ministri ma diventare un partito forte e serio sul territorio». Non è dato sapere se abbia sentito la ministra Lorenzin, anche lei uscita in anticipo dalla riunione e sempre più altezzosa e muta davanti alle domande dei cronisti. Anche Formigoni qualche sassolino dalle scarpe se lo leva, prima di partire a trecento all'ora col suo autista: «Sgommano come se avessero preso il 27,4 e non il 4,4 per cento», è l'esilarante commento di un cronista di un'agenzia di stampa. Dice Formigoni: «L'ultima settimana abbiamo perso qualche punto non perché la gente s'è spaventata di Grillo ma perché la nostra presenza al governo non è stata brillantissima».

La linea non muta. Anzi, un po' sì. Si ha il terrore di morire demorenziani. «Dobbiamo far sentire di più la nostra voce di destra a Palazzo Chigi - è il mantra - Siamo e rimarremo di centrodestra, alternativi alla sinistra». E sul capitolo alleanze, «il dialogo con Fi non è all'ordine del giorno», dice Pizzolante. Rincara la dose Cicchitto: «Come si fa a parlare con una Forza Italia che ha come nuovo suo leader Salvini?», graffia. Meglio rinsaldare il rapporto con l'Udc con i quali, all'orizzonte, c'è la costituzione di gruppi unici sia alla Camera sia al Senato.

«Andiamo in quella direzione», giura Alfano.

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