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Aziende, sindacati, mezzo Pdl: la finanziaria scontenta tutti

Cgil e Uil a muso duro si preparano a scendere in piazza: "Non possono pagare sempre i soliti". Squinzi: "Azioni senza coraggio". Alfano esulta, Bondi protesta

Aziende, sindacati, mezzo Pdl: la finanziaria scontenta tutti

Una manovrina che scontenta un po' tutti: i sindacati sul piede di guerra; gli industriali che arricciano il naso; i commercianti imprecano. E mentre il Pd applaude tiepido, il Pdl conferma la spaccatura tra lealisti e alfanidi. Alfano esulta e Bondi fischia. Pollice verso da Lega e opposizioni.

Immediato è il muso duro di Cgil e Uil che evocano già la piazza. Angeletti si dice «certamente pronto» a proteste forti sul pubblico impiego perché «non possono pagare sempre i soliti». E anche la Camusso mostra i muscoli: «Si aggrediscono i lavoratori pubblici e la loro possibilità di contrattazione», meglio sarebbe «spostare i pesi, ricostruire progressività, con le tasse sulle transazioni finanziarie». Più morbido Bonanni (Cisl): «Dopo anni e anni è la prima volta che invece di caricarci di tasse c'è addirittura un segno positivo, un segno meno. Ma ci aspettavamo molto di più». Saranno quindi contenti gli industriali... Macché. Il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi: «I passi sarebbero anche nella direzione giusta, ma ancora una volta sono passi non sufficienti a far ritrovare la crescita: spero si possa intervenire ulteriormente e fare qualcosa di più. Una manovra che manca di coraggio». Confcommercio, la boccia: «Purtroppo la svolta non c'è ancora. L'Italia ha urgente bisogno di meno spesa pubblica e meno tasse. Un punto in tre anni «dal 44,3% al 43,3% è poca cosa», dice Carlo Sangalli.

Eppure il vicepremier Angelino Alfano la difende a spada tratta: «Non mette le mani nelle tasche degli italiani. Anzi, la pressione fiscale su cittadini, famiglie e imprese diminuirà. Il Pdl si è dunque confermato sentinella antitasse». E ancora: «La legge rispetta l'impegno preso con l'Europa di contenimento del deficit e inverte la tendenza sul debito pubblico». Peccato che le divisioni nel Pdl si riversano anche su questo provvedimento. Bondi è il più drastico: «Di questa stabilità l'Italia può morire. E poi si prevede un aumento consistente delle tasse per ora abilmente cammuffate. Ma tutto questo non tarderà a venire alla luce». Critiche piovono pure dai lealisti Fitto («Serviva uno choc, mi pare che non ci sia»); Capezzone («l'impianto generale appare conservativo e deludente e sembra molto lontano dalla scossa necessaria al Paese, alle famiglie, ai lavoratori, alle imprese»; Gelmini («Sembra un'occasione perduta») e Santanché («Approccio minimalista che non risolve i problemi ma li sposta»). Naturalmente l'altro ministro pidiellino, Maurizio Lupi, si scaglia contro Bondi e chiede al Cavaliere di riprenderlo, alimentando la frattura tra le due anime del Pdl: «Berlusconi ci hanno sempre insegnato che viene prima l'interesse del Paese del legittimo interesse del nostro partito». Monti, dal canto suo, graffia Alfano: «Se vi è davvero, nel governo, un partito delle “sentinelle antitasse”, esso ha operato poco e male».

Anche Epifani difende, tiepido, il provvedimento: «La manovra va apprezzata anche se si può e si deve migliorare in Parlamento». Loda «l'allentamento del patto di stabilità dei Comuni» e il fatto che «per la prima volta in dieci anni non si procede a tagli per la sanità». Però la manovra va «migliorata sul terreno del sociale». La Lega è tranchant: «Con il patto di stabilità la montagna ha partorito il topolino; mentre tagli reali agli sprechi dello Stato centrale zero».

E Maroni: «Legge di stabilità = beffa fiscale: si pagheranno più imposte per la differenza tra la Trise e l'Imu».

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