Economia

La bagarre sul fisco

Questa Finanziaria, come tutte quelle che l'hanno preceduta negli ultimi anni, si preoccupa solo di mantenere un ordine contabile nei nostri conti

Dalla gustosa polemica tra il ministero del Tesoro e il centro studi degli Artigiani di Mestre (che sul bilancio pubblico sembra più autorevole del Fmi e Bankitalia messe insieme) emerge quanto sia grottesca la situazione in cui ci troviamo. Gli artigiani hanno calcolato un aggravio di imposte per l'anno prossimo di un miliardo. Il vice ministro ha detto, a stretto giro, che i numeri erano sbagliati e che la manovra porta, al contrario, sgravi per 1,7 miliardi. Ieri il ministero, smentendo il suo vice ministro, ha parlato di tagli fiscali per 950 milioni. Sembra una pièce di Campanile. È la nostra Finanziaria. Ma andiamo avanti. Il premier, Enrico Letta, intervistato una settimana fa da Lilli Gruber, parlando della detassazione sui lavoratori, ha detto che la cifra di 14 euro di riduzioni fiscali al mese, è una barzelletta inventata dai giornali. Dopo pochi giorni, nelle audizioni parlamentari, Banca d'Italia e Corte dei Conti hanno calcolato che il bonus si aggira tra i 10 e i 12 euro. Ancora meno di quanto Letta, solo pochi giorni prima, negava in televisione.

Noi non ci capiamo più nulla, ma evidentemente tanto chiare le cose non devono essere neanche per chi ci governa.
Prendete la casa. Il governo ci aveva detto che con l'introduzione della nuova tassa (la Trise) non c'erano aumenti. L'universo mondo (compresi molti sindaci) sosteneva il contrario. Il governo sta ora studiando un modo per aumentare le detrazioni sulla nuova imposta. Ergo: qualcosa non girava per il verso giusto.

L'unica nuova tassa che nessuno ha contestato è quella sui risparmi: una patrimoniale del 2 per mille che, dal primo gennaio, colpirà tutti i conti di deposito. È un bollo, e si mimetizza facilmente. È difficile da scovare e perciò in pochi oggi si lamentano.
La sostanza è che questa Finanziaria, come tutte quelle che l'hanno preceduta negli ultimi anni, si preoccupa solo di mantenere un ordine contabile nei nostri conti. Ma non contiene alcuna riforma strutturale della spesa e, dunque, delle imposte.

D'altronde per farla è necessaria una maggioranza pronta all'impopolarità.

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