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Berlusconi aspetta il Quirinale. Spunta l'idea del lodo Sallusti

Il Cavaliere ascolta le colombe. Tenere alta l'attenzione ma evitando eccessi. Il Colle dovrebbe dare una risposta entro una settimana: possibile commutare la pena in una multa

Berlusconi aspetta il Quirinale. Spunta l'idea del lodo Sallusti

La tenuta del governo Letta non è in discussione ma il tema dell'agibilità politica di Silvio Berlusconi non può essere messo da parte. È questo, in sostanza, il senso dei ragionamenti fatti in una lunga giornata di vertici convulsi a Palazzo Grazioli. Prima con i capigruppo Renato Schifani e Renato Brunetta, di ritorno dal faccia a faccia al Quirinale con Giorgio Napolitano, poi con Angelino Alfano, Denis Verdini, Sandro Bondi, Daniela Santanchè, Daniele Capezzone, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri.
Nel day after della manifestazione a via del Plebiscito, dunque, il Cavaliere non vuole alzare i toni e chiede anche ai più falchi di non eccedere, in attesa delle prossime mosse del Colle.

Già, perché Schifani e Brunetta con Napolitano non avrebbero parlato né di grazia né di indulto – questioni su cui li avrebbe peraltro subito stoppati il capo dello Stato – ma di una qualche soluzione che permetta a Berlusconi di esercitare i suoi diritti politici e restare di fatto leader del centrodestra e del Pdl. Un Cavaliere, insomma, che non ha alcuna intenzione di farsi da parte e che è anzi deciso a restare in campo: in prima persona se gli sarà possibile oppure attraverso la sua primogenita Marina se sarà sancita la sua incandidabilità. Dal Colle i primi segnali arrivati non sono di chiusura. Anzi, Napolitano si sarebbe impegnato a «valutare» la questione nei prossimi giorni. Una cosa da affrontare in tempi strettissimi: una settimana o poco più. Tanto che potrebbe essere anche per questa ragione che il Cavaliere ha deciso di rinviare la partenza per la Sardegna inizialmente prevista per questa mattina. Meglio restare a Roma e monitorare quotidianamente quel che accade. Nella speranza che il capo dello Stato si «faccia carico» – è questa l'espressione usata nei vertici di Palazzo Grazioli – dei diritti politici non solo di Berlusconi ma anche dei dieci milioni di italiani che rappresenta.

E se l'ipotesi grazia e amnistia non sarebbero sul tavolo, quello di cui si sta discutendo in queste ore è una sorta di lodo Sallusti. Lo scorso anno, infatti, il presidente della Repubblica ha commutato in pena pecuniaria la condanna del direttore del Giornale a un anno e due mesi di reclusione per diffamazione. Potrebbe essere questa, insomma, la strada per evitare al Cavaliere un anno di arresti domiciliari o, in alternativa, di affido ai servizi sociali.
Che alla fine il Quirinale metta una parola definitiva sulla vicenda, però, Berlusconi lo spera ma in cuor suo – magari solo per scaramanzia – non lo crede davvero. Detto questo, ora è il momento di aspettare e vedere i segnali che a breve arriveranno dal Colle. «Continuano a tenere altissima la tensione ma senza eccessi», ripete l'ex premier durante le riunioni a via del Plebiscito. Che tradotto significa ribadire in ogni occasione che deve essere trovata una soluzione per garantire l'agibilità politica del Cavaliere ma farlo senza chiamare in causa direttamente né Napolitano né tantomeno il governo la cui tenuta non deve essere messa in discussione. Un po' quel che fa la Santanché quando dice che «Berlusconi non chiederà gli arresti domiciliari, né l'affidamento ai servizi sociali” ma “andrà in carcere e gli italiani devono saperlo».
Sottotraccia, invece, resta l'eterno tira e molla tra falchi e colombe all'interno del Pdl. I primi si sono presi questa settimana in attesa del Colle, ma teorizzano senza mezze misure che l'unica speranza che ha il Cavaliere è quella di far saltare il tavolo. I secondi sono convinti del contrario e invitano Berlusconi a tenere i “nervi saldi”. Un copione già visto decine di volte.

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