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Berlusconi gela le primarie: la nostra gente non le vuole

L'ex premier: dibattito sterile. Ma Fitto: io non sono Alfano, basta avvelenare i pozzi. Ufficio di presidenza in streaming

Berlusconi e Fitto in una foto d'archivio
Berlusconi e Fitto in una foto d'archivio

Una porta che si apre e che si chiude. Anzi, il più delle volte una porta sbarrata. Con Silvio Berlusconi a mettere il sigillo. La storia dell'ex Popolo della libertà, oggi nuovamente Forza Italia, insegna che il dibattito sulle primarie non appassiona affatto l'ex premier. Tutt'altro. «La nostra gente non le vuole», confidava tre giorni fa ad un dirigente del partito che era andato a trovarlo a Palazzo Grazioli. E anche oggi che la diatriba tra consultazione popolare e congressi è tornata all'ordine del giorno nel dibattito su come rilanciare il partito dopo il flop delle Europee, il leader azzurro impone una brusca frenata.

Arriva in tarda mattinata, infatti, la nota con cui Berlusconi prova a serrare i ranghi di una Forza Italia sempre più sfilacciata. «Chiedo a tutti - dice l'ex premier - di non proseguire con uno sterile dibattito a mezzo stampa sulle primarie e a non contribuire così all'immagine negativa che i media ostili costruiscono ogni giorno a nostro danno». È una stoccata a Raffaele Fitto, quella del leader azzurro. Visto che è proprio l'ex ministro a rilanciare in un'intervista al Corriere della Sera il tema delle primarie. È con lui, insomma, che ce l'ha Berlusconi. Che affonda: «L'esito delle elezioni ci obbliga a un cambio di passo e di visione politica che non può certo ridursi a un confronto, pur legittimo, su organigrammi e metodi di selezione».

Il leader di Forza Italia, dunque, sposa completamente la linea caldeggiata dal suo consigliere politico Giovanni Toti che ormai da giorni va ripetendo che «bisogna smetterla di parlare di primarie e poltrone ed occuparsi dei problemi concreti». Fitto, ovviamente, non gradisce affatto. Anche perché l'ex ministro degli Affari regionali è convinto che sullo scontro interno al partito pesi il fatto che ci sia chi «vuole avvelenare i pozzi». Non solo, questo è il senso di quanto dice ai suoi colleghi durante le telefonate della giornata, perché a Berlusconi verrebbe «dipinto un quadro molto lontano dalla realtà», ma pure perché «sui giornali vengono veicolate informazioni false affinché si racconti uno scenario molto distante dalla realtà». Per esempio, ripete, nessuno ha mai messo in discussione la leadership dell'ex premier visto che le primarie le chiediamo solo per individuare i referenti sul territorio (coordinatori comunali, provinciali e regionali). Ed è su questo, sulla via delle primarie o quella dei congressi, che il partito si sta dividendo in due (a parte chi, come per esempio Michaela Biancofiore o Maurizio Bianconi, non si schiera con nessuna delle fazioni e invoca «rispetto» per Berlusconi).
Dopo qualche ora di riflessione, però, Fitto decide di mette nero su bianco quel che pensa per evitare che possa essere oggetto delle «solite interpretazioni». «Consentimi - scrive l'ex governatore della Puglia diretto al Cavaliere - di ribadirti pubblicamente ciò che ho già avuto modo di dirti a quattr'occhi, con l'affetto e la sincerità di sempre. Quello che fa male non è il libero dibattito di idee, condotto da chi come me lo fa lealmente, ma la piccola dose quotidiana di falsità e veleni che alcuni mettono in circolo da troppo tempo». E ancora: «Chi discute in modo limpido, senza retroscena e doppie verità, dovrebbe essere una risorsa e non un problema». Ecco perché «sarebbe utile trasmettere in diretta audio-video la prossima riunione» dell'Ufficio di presidenza.

Un Fitto, insomma, che non sembra essere intenzionato a cedere. Perché, diceva qualche giorno fa ad alcuni deputati, «io non sono Alfano». Un nome che a Palazzo Grazioli continua ad evocare brutti ricordi, nonostante proprio ieri il leader di Nuovo centrodestra abbia aperto al dialogo con Forza Italia.
«Siamo pronti al confronto senza pregiudizi», ha fatto sapere Toti.

Anche se in privato Berlusconi è stato piuttosto tranchant: prima dovrebbe rinunciare alle poltrone e lasciare il governo.

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