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Berlusconi: intesa blindata garantiamo la governabilità

Chiuso l'accordo con Renzi. Il Cavaliere: ha avuto il coraggio di non dare ascolto all'ala più intollerante dei suoi

Berlusconi: intesa blindata garantiamo la governabilità

L'accordo l'hanno chiuso con un'ultima telefonata, dopo che martedì sera era stato Denis Verdini a discutere con Matteo Renzi i dettagli di un'intesa che era di fatto a portata di mano da almeno 48 ore. Una trattativa tutto sommato breve e neanche troppo complicata perché, spiega Silvio Berlusconi a cui ha occasione di sentirlo, «con Matteo ci capiamo al volo». I due, in effetti, sembrano viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda, o almeno così li racconta chi ha avuto occasione di vederli interagire. E non c'è solo la reciproca «simpatia» che ha dato una mano a porta a casa l'accordo, ma pure il fatto che entrambi hanno scommesso molto su questa partita.

«È frutto di una mediazione – ripete il Cavaliere nelle sue conversazioni private – ma abbiamo scritto un'ottima legge elettorale che salva il bipolarismo ed evita che le forze politiche siano ostaggio del ricatto dei piccoli. L'Italia, insomma, avrà governabilità e certezza di chi vince». Un primo passo, nelle speranze dell'ex premier, verso la fine di quella che considera una sorta di «guerra dei venti anni» che non è solo nello scontro continuo con la magistratura ma pure nel fatto che il Pd non l'ha mai riconosciuto come un interlocutore degno. Renzi, è il senso del ragionamento di Berlusconi, ha avuto il coraggio di non dare ascolto all'ala più intollerante del Pd, si è seduto ad un tavolo con me e con me ha scritto le nuove regole. Per un Cavaliere che solo due mesi fa si è sentito vittima di un sopruso quando il Pd ha votato la sua decadenza da senatore, dunque, un cambio di passo di non poco conto. Una sorta di nuova legittimazione politica.
I numeri su cui si è trovata l'intesa – la soglia di accesso al premio al 37% e lo sbarramento al 4,5 per i partiti che si presentano in coalizione – sono però blindati. L'accordo è stato infatti messo nero su bianco da Berlusconi e Renzi e prevede che non vi siano modifiche perché – è stato il ragionamento - se si comincia a toccare da una parte non si sa dove si finisce.

Discorso, questo, che potrebbe valere anche per lo scontro interno a Forza Italia sul nuovo organigramma di partito. La «promozione» di Giovanni Toti a consigliere politico per il programma di Berlusconi e la sua esposizione degli ultimi giorni hanno infatti messo in allarme i vertici di piazza San Lorenzo in Lucina. Al punto che ieri sera Raffaele Fitto si è presentato a Palazzo Grazioli insieme ad altri big del partito per chiedere al Cavaliere di nominare al più presto il nuovo Ufficio di presidenza. Il timore, infatti, è che l'ex premier voglia procedere per un'altra strada, creando un comitato ristretto di una decina di persone di cui Toti sarebbe il coordinatore o il segretario.
Tutte discussioni, queste, che iniziano a infastidire non poco Berlusconi, al quale è stato lasciato intendere che se non ci sarà la nomina dell'Ufficio di presidenza in Forza Italia potrebbero esserci defezioni durante il voto sulla legge elettorale che arriva alla Camera proprio oggi. Come al solito l'ex premier proverà a fare il possibile per tenere tutti insieme e per cercare la giusta mediazione, visto che non è sua intenzione né cancellare l'attuale classe dirigente né frenare un rinnovamento che è inevitabile per restare al passo con i tempi. Anche se un po' d'insofferenza verso il pressing dei big del partito inizia ad esserci.

Ci sono volte – si è sfogato in questi giorni – che mi viene voglia di lasciarli tutti al loro destino.

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