Politica

La cupola della sinistra

L'intreccio soldi, politica e Coop impedisce alle imprese di lavorare. E negli scandali la fa sempre franca

La cupola della sinistra

La Coop non sei tu. Non c'è dubbio che il grande mondo delle cooperative rosse sia un comitato d'affari speciale, l'esempio più evidente della commistione tra politica e affari. Non è che la Coop non senta la crisi, però galleggia bene. Se gli imprenditori italiani, soprattutto quelli medio-piccoli, si ritrovano a combattere con la burocrazia, con le banche che non danno fiducia, con la ragnatela di leggi e regolamenti che frenano l'iniziativa, e con l'occhio vigile della magistratura, loro sembrano sempre avere una corsia preferenziale.
Non fatevi illusioni: non ci libereremo mai di certi scandali fino a quando non sarà chiaro il rapporto tra politica e affari. E le cooperative in questa ambiguità ci sguazzano. Cosa sono le cooperative? Imprese, a tutti gli effetti. Ma con un regime speciale. Imprese che tradizionalmente, per cultura e prassi, sono il braccio economico di un partito e di un'area politica. Tra l'una e l'altra c'è scambio di uomini, dirigenti, strutture, interessi.
I volti delle Coop entrano ed escono dalla politica, ricoprono cariche pubbliche e di partito, presiedono enti, si ritrovano al governo in posti chiave e strategici. L'ultimo caso è quello di Giuliano Poletti, che da presidente delle Coop diventa con Renzi ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. E prima di lui le cooperative hanno sfornato una schiatta di politici di primo piano. Ora qui in Italia tutto questo sembra normale. Come sembrano normali le porte scorrevoli che dal sindacato portano alla politica e al governo. Ma normale non lo è. Non è questione di uomini. Poletti e gli altri saranno pure al di sopra di ogni sospetto, però l'intreccio con la politica fa della Coop un'impresa privilegiata. Non è come le altre. Mettetevi nei panni di un imprenditore che deve sfidare la Coop, magari per un appalto o un supermercato, secondo voi si sente tranquillo, pensa di partire alla pari? Fare concorrenza alle Coop è come sfidare lo Stato. Perché questo gigante rosso è un pezzo di Stato, di politica e di clientele che si traveste da privato. Immune alle inchieste giudiziarie, è diventato il più grosso comitato d'affari d'Europa. È l'incrocio dove il Pd partito e il Pd azienda mischiano soldi e interessi. Tutto con il più antico inganno dell'ideologia statalista. Lo Stato siamo noi. La Coop sei tu. Sbagliato.

Lo Stato e la Coop sono sempre e soltanto loro.

Commenti