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Berlusconi nella tana del Pd. È pronto a siglare l'accordo

Il colpaccio del Cav: patto nella sede di quel partito che due mesi fa votò la decadenza dell'ex premier. Intesa su modello spagnolo e abolizione del Senato

Berlusconi nella tana del Pd. È pronto a siglare l'accordo

Per capire quanto il Cavaliere consideri importante l'incontro è sufficiente dire che ormai da qualche giorno è sceso in campo pure Gianni Letta, da sempre l'uomo a cui Silvio Berlusconi affida le mediazioni più delicate. È stato lui nelle ultime ore a stabilire le regole d'ingaggio del vertice direttamente con Matteo Renzi e sarà sempre e solo lui ad accompagnare l'ex premier al faccia a faccia con il segretario del Pd (che avrà al suo fianco Lorenzo Guerini, deputato e portavoce del Partito democratico).
Un incontro che per molti versi potrebbe segnare un'epoca, visto che arriva dopo neanche due mesi da quando, proprio il Pd, votò la decadenza di Berlusconi da senatore escludendolo dal Parlamento. Cinquanta giorni dopo, insomma, Renzi propone un Pd geneticamente diverso da quello della vecchia nomenklatura rappresentato da Guglielmo Epifani, al punto d'incorrere nelle ire proprio dei bersaniani che lo minacciano apertamente di far saltare il governo se davvero dovesse incontrare il Cavaliere. Il sindaco di Firenze, però, pare curarsene poco, anche perché la sinistra del Pd non potrebbe fargli regalo più grande che assumersi la responsabilità di una crisi e del voto anticipato. Così, non solo il faccia a faccia con Berlusconi ci sarà questo pomeriggio alle 16, ma – come conferma Matteo Renzi alle Invasioni barbariche – sarà pure nella sede del Pd di Largo del Nazareno. Se tutto va come da programma, insomma, l'ex premier non solo dimostrerà di essere ancora al centro della scena politica nonostante sia decaduto da senatore, ma si presenterà pure a casa di chi quella decadenza l'ha caldeggiata e votata indossando l'abito dello statista. Un colpo non da poco e che, non a caso, il Cavaliere vuole ottimizzare, tanto che ieri a Palazzo Grazioli si sarebbe discusso anche di organizzare per il tardo pomeriggio di oggi una conferenza stampa in cui fare il punto del faccia a faccia. Questo, almeno, è lo stato dell'arte a ieri sera. Dopo che Denis Verdini e Letta hanno passato il pomeriggio con Berlusconi per pianificare nel dettaglio l'incontro di oggi. Un'intesa, quella sulla riforma elettorale, su cui da settimane lavora l'ex coordinatore del Pdl che ha incontrato più volte sia Renzi che Roberto D'Alimonte, consulente del sindaco di Firenze in materia elettorale. E Verdini e Renzi nella loro lunga «istruttoria» si sarebbero attestati su un sistema spagnolo «made in Italy» e con premio di maggioranza accompagnato da alcune riforme costituzionali, a partire dall'abolizione del Senato. Un'ipotesi che sembra non dispiacere a un Berlusconi piuttosto ottimista. Tanto che, in privato, è arrivato a dire che «ci sono le condizioni per un accordo». Resta sullo sfondo, invece, la rivoluzione azzurra. Il Cavaliere è intenzionato a chiudere la partita, già dalla prossima settimana. Intanto, però, nel braccio di ferro tra i vertici di Forza Italia e Giovanni Toti, sono i primi a portare a casa un risultato importante con la nomina di Daniela Santanché a responsabile nazionale del fundraising del partito che, in tempo di abolizione del finanziamento pubblico, è un ruolo strategico.

Un segnale importante alla vecchia guardia, ma anche – dice chi conosce il Cavaliere da qualche decennio – il preludio di una nomina «pesante» per la new entry Toti.

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