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Berlusconi non cede al Pd: "Inaccettabili i loro veti"

Il Cavaliere tiene duro sulla candidatura della Santanchè alla vicepresidenza della Camera. E diserta la riunione dei deputati con lo scontro falchi-colombe

Berlusconi non cede al Pd: "Inaccettabili i loro veti"

Non sarà una riunione di fuoco come quella del mese scorso, ma è probabile che anche oggi l'incontro dei deputati del Pdl non scorra via liscia. Sul tavolo le questioni sono sostanzialmente due: la calendarizzazione del voto per eleggere il vicepresidente della Camera in quota Pdl e la questione legge elettorale rilanciata ieri dal ministro Quagliariello con evidente disappunto dei big del partito. Ancora una volta, insomma, Alfano dovrà sorbirsi i rimbrotti di accusa alla compagine dei governativi di andare avanti per conto loro e senza consultarsi con il partito. Dovrebbe essere, insomma, una riunione accesa. Con sullo sfondo la solita e consueta dicotomia tra falchi e colombe, soprattutto adesso che l'imminente ritorno a Forza Italia sta agitando non poco le acque dentro via dell'Umiltà.

Il Cavaliere, però, non ci sarà. Con ogni probabilità, infatti, Berlusconi resterà anche oggi ad Arcore, pur avendo dato comunque il suo placet affinché si vada avanti sulla conferma della Santanché (che ieri sera ha incontrato a Villa San Martino) come candidato del Pdl alla vicepresidenza della Camera. Il rinvio di ieri, insomma, ha avuto il solo scopo di «dare al Pd il tempo di riflettere» ma sul nome non c'è alcun dubbio. L'ha ribadito Alfano (anche lui ieri ha avuto un lungo faccia a faccia con la Santanché) e al momento sembra escluso qualunque cambio in corsa. Per il Pdl, infatti, qualunque cedimento a quello che lo stesso Cavaliere ha in privato definito un «veto inaccettabile» sarebbe una sconfitta senza precedenti. Eppoi, è il ragionamento fatto dall'ex premier al telefono con un big di via dell'Umiltà, il Pd si metta l'anima in pace perché è inaccettabile che usino i nostri voti per governare e poi pongano veti sui singoli dispensando patenti di presentabilità.

La linea, dunque, non cambia. Un concetto che sarà ribadito oggi durante la riunione del gruppo parlamentare del Pdl. Dove saranno diversi i deputati che prenderanno la parola per dar voce alle perplessità dei cosiddetti falchi. Sarà – per esempio – ribadito quello che Fitto chiama «problema di metodo», cioè il fatto che il governo su certe materie va avanti per la sua strada senza consultare il partito. Come sulla riforma elettorale, fa presente più di un parlamentare. In molti, infatti, non hanno per nulla gradito l'uscita di Quagliariello che ieri ha detto che il governo favorirebbe la ricerca della cosiddetta clausola di salvaguardia per modificare il Porcellum in modo di varare una nuova legge elettorale provvisoria. Bondi, per esempio, non ci gira troppo intorno e definisce «errata e controproducente l'impostazione di Quagliariello» che parla di modifica del sistema di voto «prima ancora di dare l'avvio alla discussione sulle riforme istituzionali». Il punto, infatti, è che nel Pdl in molti sono convinti che la nuova legge elettorale debba andare di pari passo alle riforme istituzionali nell'ambito di un accordo complessivo, soprattutto visti i numeri che ci sono in Parlamento dove il Pdl potrebbe soccombere di fronte ad un asse Pd-M5S. Circostanze, queste, su cui in verità concorda anche il ministro delle Riforme che infatti in serata ribadisce che «la posizione del governo è quella del Pdl».

Il punto, però, è che la tensione tra falchi e colombe è ormai palpabile. D'altra parte, entro settembre il Pdl così come lo conosciamo dovrebbe sparire per sancire il ritorno a Forza Italia. Che, tra le altre cose, significa che verranno riscritte le gerarchie interne al partito. Alfano non sarà più segretario, anche perché conciliare il ruolo con quello di vicepremier e ministro dell'Interno non è cosa facile. Ma ci sarà da capire come Berlusconi vorrà riscrivere la catena di comando del partito.

Un punto su cui si sfoga molta della tensione di queste ore tra falchi e colombe.

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