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Berlusconi, rivincita sui conti: pure i nemici stanno con lui

Dopo l’affondo sul rigore imposto dall’Ue, anche Schulz si schiera con l’ex premier. Epifani: "A volte sembra di stare in prigione"

Berlusconi, rivincita sui conti: pure i nemici stanno con lui

Contro un’Europa fatta so­lo di rigore non c’è solo Silvio Berlusconi. È vero semmai il contrario, cioè che non è rimasto nessuno a difen­dere questa idea. Semmai sono l’austerity e suoi effetti a spaven­tare. Sicuramente è cosi per Ma­rio Draghi che ieri ha lanciato l’allarme occupazione. «Gli elevati livelli di di­soccupazione, so­prattutto fra i gio­vani, sono inac­cettabili ed è la preoccupazio­ne prioritaria per i responsa­bili economici dell’Eurozona». La banca centrale è pronta a fare la sua par­te. «La Bce ha sottolineato che la politica monetaria rimar­rà a­ccomodante finché sarà ne­cessario. Da qui in avanti moni­to­reremo molto da vicino gli svi­luppi economici e monetari e siamo pronti ad agire se neces­sario ».
Ma le parole del leader del centrodestra sull’Ue hanno avuto un’eco soprattutto politi­ca. E deve essere costato molto a Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo ed espo­nente del Parti­to socialdemo­cratico tede­sco, scoprire di pensarla come Berlusconi, con il quale come noto non ha buoni rapporti. Ieri ha infarcito una dichia­razione sulle politiche di bilan­cio Ue di frecciate contro il lea­der del Pdl. Prima gli ha attribui­to cose che non ha detto. «L’Ita­lia non può uscire dal patto di stabilità: la proposta di Berlu­sconi è totalmente irrealistica ». Poi ha speso una battuta d’effet­to: «D’estate Berlusconi si surri­scalda sempre».

Peccato che poi abbia ripetu­to lo stesso concetto espresso da Berlusconi lunedì, ma in mo­do più radicale. «Se l’Italia ha­bi­sogno di un po’ più di tempo e di un po’ più di flessibilità, allora deve negoziare con la Commis­sione europea, come ha fatto ad esempio il governo francese. Se l’Italia ha bisogno di più tempo lo dovrà avere. Il patto non si ap­plica come Vangelo».

L’auspicio di Schulz è quindi ancora più coraggioso rispetto a quelli del Pdl, che vanno in di­rezione di una maggiore elasti­cità sul deficit. L’esponente del­la sinistra tedesca vorrebbe da­re all’Italia le stesse condizioni concesse ai Paesi che hanno un deficit sopra la soglia del 3% del Pil e non riescono a rientrare, quando l’Italia rientra tra i pae­si virtuosi.
Berlusconi non ha nessuna intenzione di portare l’Italia fuori dall’Europa.«Si sta cercan­do di farmi apparire come un nemico dell’euro e dell’Euro­pa. Niente di più falso», ha com­mentato ieri.
La sua uscita è sta­ta un sasso sullo stagno della po­litica ma, depurata dalle vicen­de domestiche, non è iso­lata né fuori sincro­no rispetto al di­battito sull’Eu­ropa.
Al contrario, è in sintonia, non solo con l’opinione pubbli­ca, ma anche con gli osservatori più competenti. Lo stesso lea­der del Pdl ieri ha citato un inter­vento dell’economista Paul Krugman su Le Monde che met­te in discussione gli effetti del­l’Austerity.

Il dibattito è in corso. Proprio ieri, sul Sole24ore , l’economi­sta Marco Fortis si augurava che«l’Ue ammetta gli errori sul­l’austerity italiana». E spiegava come anche la Germania si stia accorgendo di non avere nes­sun vantaggio da un mercato europeo«prosciugato».La com­missione europea fa il suo dove­re e il commissario Olli Rehn si dice fiducioso sull’impegno del­l’Italia sul deficit . Ma la lente della politica di­storce un po’ tutto e un Berlu­sconi che usa argomenti non dissimili a quelli della sinistra manda fuori strada molti.
Capita così che Massimo D’Alema inviti Berlusconi a«fa­re meno dichiarazioni, sarebbe meglio anche per lui». L’espo­nente Pd «si crede il padrone, forse di buona parte del Pd, ma ora pretende anche di censura­re l­e opinioni degli avversari po­litici », ribatte Daniela Santan­ché del Pdl.

Molto più prudente il segreta­rio Pd Guglielmo Epifani, che è un ex sindacalista e mette le po­licy davanti alla politics . «Se si tratta di dire che l’Europa deve cambiare passo su questo con­veniamo tutti». In Europa, «a volte sembra di stare in una pri­gione ».

E pare di sentire Berlu­sconi.

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