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Bersani: non abbiamo i Fiorito Bugia, ha almeno 110 inquisiti LE PECORE NEREil casoSCANDALO LAZIO

Bersani: non abbiamo i Fiorito Bugia, ha almeno 110 inquisiti LE PECORE NEREil casoSCANDALO LAZIO

Roma«Noi di Batman non ne abbiamo». Parola di Pier Luigi Bersani, segretario del Pd: si guarda in giro e non vede supereroi nel suo partito, almeno non con i superpoteri del Batman di Anagni, alias Franco Fiorito, ovvero moltiplicare i propri stipendi e far sparire i soldi pubblici. «Non siamo tutti uguali e al Pdl dico: non è che voi sguazzate nel fango e lo mettete nel ventilatore», dice Bersani.
Eppure non è difficile trovare, nella storia recente del Pd, fuori e dentro le aule giudiziarie, un Superman, un Flash Gordon, un Uomo Invisibile, almeno un Paperinik. Di certo manca l'uomo dalla memoria formidabile. Altrimenti Bersani o qualcuno dei suoi collaboratori ricorderebbe Luigi Lusi (ah, sì), l'ex tesoriere della Margherita nonché senatore del Pd (nato, ricordiamo, dalla fusione a freddo di Ds e Margherita) indagato per appropriazione indebita, reato poi aggravato dall'associazione per delinquere, per aver sottratto i soldi dei rimborsi elettorali del partito creando una vera contabilità parallela. Lusi, finito dapprima in carcere dopo che il Senato ha dato via libera al suo arresto e successivamente ai domiciliari in un convento, secondo l'accusa avrebbe sottratto al partito 23 milioni, anche se il tribunale del Riesame, a maggio parlò di «altri 50 milioni di euro mancanti all'appello di cui non si conosce la destinazione finale». Cifre come si vede ben superiori al pur sostanzioso bottino che si aggira attorno al milione di Fiorito, se non altro perché Lusi ha avuto modo di operare per oltre dieci anni. Non è un caso che la Procura di Roma che sta indagando sui conti del Pdl laziale abbia fatto un parallelismo tra Fiorito e Lusi, facendo di quest'ultimo una sorta di pietra miliare della corruzione politica.
Un altro illustre esponente del Pd nei pasticci per un affaire di soldi (e tanti) è Filippo Penati, presidente della Provincia di Milano e oggi consigliere regionale lombardo. Il 20 luglio 2011 è stato indagato dalla Procura della Repubblica di Monza per concussione e corruzione: l'accusa, aver intascato tangenti per la riqualificazione dell'ex Area Falck di Sesto San Giovanni. Penati non è finito dietro le sbarre, perché il Gip di Monza, pur riconoscendo «gravi indizi di reato» ed «esigenze cautelari», ha derubricato le tangenti non in concussione (come volevano i pm) ma in corruzione, con termini di prescrizione più brevi, ciò che non ha fatto scattare la misura cautelare. Va detto che Penati si è sempre detto estraneo ai fatti ascrittigli e si è autosospeso dal Pd.
C'è poi Alberto Tedesco, senatore del Pd (oggi traghettato nel gruppo misto) e già assessore alla Sanità della Regione Puglia nella prima giunta Vendola. Nel 2009 viene indagato dalla Procura Antimafia per l'ipotesi di reato di associazione per delinquere e corruzione: si tratta della Sanitopoli pugliese, un giro di prestazioni gonfiate e di appalti taroccati che investe cliniche private o centri di riabilitazione pugliesi. Tedesco si dimette da assessore, ma finisce in Senato perché nel frattempo subentra a un dimissionario. E l'aula di Palazzo Madama a lui evita anche l'arresto. E Franco Pronzato? È un nome che a Bersani dovrebbe suonare familiare. È infatti suo caro amico, oltreché ex responsabile del trasporto aereo del Pd nonché consigliere di amministrazione dell'Enac. In tale veste ha ammesso di avere intascato tangenti (e per questo è stato arrestato e poi liberato dopo aver chiesto il patteggiamento) per l'assegnazione di un appalto di un milione di euro per i voli da Roma e da Pisa per l'isola d'Elba alla Rotpokf di Viscardo Paganelli.
Lusi, Penati, Tedesco, Pronzato sono solo i più vistosi Batman del Pd. Qualche tempo fa panorama.it ha messo in rete la carica dei 110 del Pd indagati, arrestati, imputati e condannati per concussione, corruzione, voto di scambio e altre amenità. L'elenco è istruttivo: c'è di tutto, da condannati (come l'ex sindaco di Bologna Flavio Delbono) a rinviati a giudizio (gli ex governatori della Calabria Agazio Loiero e della Campania Antonio Bassolino), fino ai tanti indagati. Certo, tra di loro molti si dicono innocenti e qualcuno forse lo è davvero. Ma la diversità del Pd, ecco, dove sarebbe?


di Andrea Cuomo

Roma

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