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Boccassini davanti al Csm difende il "metodo Bruti"

"Ilda la rossa" giustifica le forzature di Bruti Liberati nell'attribuzione dei casi Ruby ed Expo

Boccassini davanti al Csm difende il "metodo Bruti"

Giornata rovente al Csm, dove sulla guerra tra toghe nel palazzo di Giustizia meneghino dicono la loro due aggiunti di peso come Ilda Boccassini e Nunzia Gatto. Al centro ci sono casi delicati e contesi tra i pm, per il loro grande peso politico e mediatico. Quello su Ruby, innanzitutto, quello sull'Expo apertosi al momento dell'arresto del general manager Angelo Paris e altri, che il procuratore avrebbe assegnato a chi diceva lui, senza rispettare le regole, secondo le accuse dell'aggiunto Alfredo Robledo. Prima la responsabile della Direzione distrettuale antimafia Boccassini o il capo dell'Ufficio esecuzione della pena Gatto? In settima commissione (competente per l'organizzazione degli uffici giudiziari) già l'ordine delle audizioni non è stato facile da fissare, perché le dichiarazioni dell'una potevano servire per le domande da porre all'altra e viceversa. Poi, si è deciso di partire dalla Gatto, che ha parlato per un'ora e mezza. In fondo, era l'altra ad essere davvero al centro della polemica, nata dall'esposto di Robledo che ha accusato il procuratore di aver svuotato il pool antitangentix diretto da lui, ignorando le competenze e facendo gestire inchieste come quella su Ruby alla Boccassini e altre al capo del pool reati finanziari Greco.

Ma la Boccassini ha ribadito la competenza della Dda sull'inchiesta Ruby, ricordando che il pm Sangermano, titolare del fascicolo, era stato trasferito, portando con sè l'indagine, dal pool guidato dall'aggiunto Alberto Nobili, a quello della Boccassini. Al Csm ha detto che ci fu anche una riunione con Nobili e l'aggiunto Pietro Forno sulla questione e il primo fu d'accordo sul passaggio dell'inchiesta alla Dda. «Non ci fu mai alcuna fuga di notizia» sul caso Ruby, ha sottolineato la BOccassini e tra l'iscrizione di Silvio Berlusconi sul registro degli indagati a dicembre 2012 e la richiesta di giudizio passò un mese e mezzo. E in quella fase non ci sarebbe stato più nulla da coordinare con il pool guidato da Robledo, perché non c'erano altri atti di indagine da eseguire. Quanto all'Expo, l'aggiunto ha spiegato che l'indagine della Dda era stata subito coassegnata con Robledo perchè si era partiti da reati di mafia. E sulla polemica mancata firma di quest'ultimo sugli atti per non aver avuto tutte le necessarie informazioni, la Boccassini ha sostenuto che Robledo avrebbe potuto vedere dal registro informatico della Procura l'integrazione di atti sul manager Paris. Comunque, per la Boccassini, Robledo avrebbe potuto sapere tutto dal pm Antonio D'Alessio, uno dei titolari dell'inchiesta Expo assegnato al pool antitangenti. «Ilda la rossa» ha negato che gli arresti siano stati fatti per coprire lo scontro per l'esposto di Robledo. Le richieste risalirebbero a 4 mesi fa.

Del caso del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, tra quelli che hanno provocato contrasti tra il procuratore e i pm, ha parlato la Gatto. Ha confermato le sue «perplessità» sulla decisione di Bruti Liberati di disporre per il giornalista, condannato al carcere per diffamazione, gli arresti domiciliari, che lui non aveva chiesto. «Né io, né i miei sostituti condividemmo quel provvedimento», ha detto in sostanza l'aggiunto.

Oggi al Csm la telenovela continua, con l'audizione dell'aggiunto Ferdinando Pomarici e la quarta audizione sarà quella di Francesco Greco.

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