Politica

La Boldrini peggio della Cgil Sgarbo alla Fiat (e agli operai)

La presidente della Camera rifiuta l'invito di Marchionne a visitare la fabbrica in Val di Sangro. Altro che super partes: fa pure la lezioncina comunista

Il presidente della Camera Laura Boldrini
Il presidente della Camera Laura Boldrini

La presidente della Camera, Laura Boldrini, sembra averci preso gusto a non mantenere, come richiede il ruolo che ricopre (è la terza carica dello Stato), una posizione di equidistanza rispetto ai problemi che assillano il Paese. Ecco allora l'ex portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati ricevere una delegazione di metalmeccanici della Fiom, capeggiata dal leader Maurizio Landini (gli stessi che poco prima erano sfilati in corteo a Roma contro la Fiat), e respingere al mittente l'invito dell'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, a presenziare alla cerimonia per la presentazione dei nuovi investimenti per la fabbrica in Val di Sangro, una delle più importanti del gruppo. Due pesi e due misure, dunque. Sì alla Fiom, no alla Fiat.
L'onorevole Boldrini, nella lettera di risposta a Marchionne, giustifica la sua assenza all'evento del prossimo 9 luglio ad Atessa, in provincia di Chieti, con «impegni istituzionali già in agenda». Ringraziano gli oltre 6mila lavoratori dello stabilimento, in joint venture con Psa Peugeot Citroën, che sforna la gamma di furgoni Fiat e dei due marchi francesi. La presidente Boldrini, in verità, aveva già risposto «no» all'invito ufficiale, a presenziare all'evento, che Marchionne le aveva fatto pervenire il 28 giugno scorso. A convincere il top manager a chiedere alla Boldrini di partecipare alla cerimonia era stato proprio l'incontro di quest'ultima con Landini e la delegazione Fiom.
«Ho avuto modo di leggere del suo interessamento ai problemi del lavoro in fabbrica - le parole di Marchionne - sia pure nell'ambito di un incontro con un sindacato che in Fiat ha una rappresentatività molto limitata e non è sottoscrittore di alcun contratto nazionale. Mi farebbe piacere che lei toccasse con mano la realtà industriale che la Fiat sta ricostruendo in Italia». Fin qui l'ad del gruppo industriale, impegnato nel rilancio della struttura produttiva italiana (quello di Sevel è il quarto impianto oggetto di nuovi investimenti dopo Pomigliano d'Arco, Grugliasco e Melfi; all'appello mancano ancora Mirafiori e Cassino).
Nella lettera di ieri, per tutta risposta, la Boldrini scrive, tra l'altro, che «per ogni fabbrica che chiude e per ogni impresa che trasferisce la produzione all'estero, centinaia di famiglie precipitano nel disagio sociale e il nostro sistema economico diventa più debole nella competizione internazionale». Tutto vero, peccato che queste parole vengano messe in relazione con un evento dedicato al rilancio di uno stabilimento (e quindi a prospettive di lavoro per i suoi dipendenti) e non al de profundis di un impianto. L'Italia, nel «Marchionne pensiero» e alla luce della pesante crisi del mercato automobilistico in Europa («non vedo alcun segnale di ripresa e non mi pare che ci siano dati macro che permettano di parlare di inversione di tendenza», ha ribadito ieri il manager Alfredo Altavilla, alla presentazione della Fiat 500 Living) è destinata a trasformarsi in un hub produttivo per l'esportazione Oltreoceano e in altri mercati extra-europei.
La Boldrini, comunque, quasi per ripicca dopo che Marchionne aveva evidenziato la mano tesa della presidente nei confronti della Fiom, rincara la dose e in un passaggio della sua lettera va a toccare proprio uno dei temi cari a Landini. «Non sarà certo nella gara al ribasso sui diritti e sul costo del lavoro - afferma - che potremo avviare la ripresa». Quindi, nelle ultime righe, il tentativo di ammorbidimento: «...tutto questo mi porta a guardare con particolare interesse alla condizione e al ruolo della Fiat, sia in Italia sia all'estero, e ascoltare le ragioni di quanti partecipano attivamente a una realtà così importante».

Comunque, oltre a non immaginare «che in Italia oggi ci fosse tanta povertà e tanto bisogno delle cose essenziali» (la dichiarazione choc della Boldrini a Civitanova Marche lo scorso aprile), la stessa presidente della Camera non s'è accorta che Fiat ha investito e sta investendo, in Italia, quasi 3 miliardi, e altri 800 milioni, presumibilmente, arriveranno la prossima settimana ad Atessa.

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