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Bossi: "Attacco al partito, ma me ne frego dei giudici"

Il tesoriere Belsito nega mazzette. E Salvini: "Che strane coincidenze..."

Bossi: "Attacco al partito, ma me ne frego dei giudici"

«Insinuazioni infondate e lesive nei confronti della Lega, niente nelle nostre casse». È categorico l’amministratore federale, Francesco Belsito, nello smentire l’accusa di corruzione nei confronti del presidente del consiglio regionale lombardo. Seguito in serata da un Umberto Bossi che, coi suoi, ha commentato amaro: «Vogliono sfasciarmi il partito, ma noi andiamo avanti. E chi se ne frega dei giudici».

Ma è tutto il Carroccio a fare quadrato attorno a Boni. Così, mentre sulla prima pagina della Padania il caso non trova spazio, il capogruppo alla Camera Gianpaolo Dozzo se la prende con le toghe: «Non ci sorprende che la magistratura abbia un occhio di riguardo nei nostri confronti visto che una settimana dopo la presentazione dell’emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati è arrivato un avviso di garanzia al firmatario di quel testo (Gianluca Pini)». «Appena ho appreso la notizia - chiude Matteo Salvini - ho commentato subito dicendo che spero che le accuse si rivelino infondate. Comunque quando sento parlare di finanziamenti alla Lega mi sento male perché non abbiamo bisogno di chiedere soldi a nessuno. Certo è che, per la Lombardia, non è una bella immagine. Soprattutto perché si tratta di una delle regioni più virtuose d’Italia. Non sono certo un complottista, ma posso dire che è sicuramente una coincidenza strana che si stia montando tutto un sistema intorno alla Lega, che è rimasta l’unica forza politica d’opposizione, anche mediaticamente».
Ma ieri per la Lega Nord, e Umberto Bossi in particolare, è stata una giornataccia. Le sue sparate sono ormai leggenda per chi campa di «pastone». Ma che fatica ricucire. L’ultima, lunedì sera, su Monti è stata agghiacciante: «Rischia la vita, il Nord lo farà fuori!». Metafora politica o avvertimento sull’incolumità fisica? Nel frattempo meglio smentire. «Non avete capito, sono stato travisato, è lui che minaccia noi». Un’avversione che ormai Bossi sembra nutrire anche nei confronti di Berlusconi. Quei due, il Senatùr li vede lavorare insieme, tramare in coppia. Ai danni della Lega. «Uno gratta, l’altro tiene il palo».

La condanna dei partiti non tarda ad arrivare. Pier Ferdinando Casini dà un consiglio all’alleato di un tempo: «Gli serve un periodo di riposo» scrive su Twitter il leader dell’Udc. Per il deputato Pd Francesco Boccia «Bossi è chiaramente incapace di intendere e di volere». «Le parole sono importanti - dice Nichi Vendola -. Bisogna smetterla di considerare folklore l’uso di un linguaggio violento e intollerante da parte della Lega».

Imbarazzo anche nella colazione. Per Maurizio Sacconi «sono parole inaccettabili che non aiutano a riallacciare il dialogo tra Pdl e Lega». Sconcertato il governatore Formigoni: «Frasi inopportune». Da par suo la Lega prova a mettere pecette: «Le parole di Bossi sono sintomo della sofferenza di una parte del Paese - dichiara Matteo Salvini -. Ci sono imprenditori suicidi e famiglie che perdono la casa. Non stiamo lavorando per alimentare l’eversione. Piuttosto, sono i provvedimenti di Monti che la scatenano...

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