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La bozza della legge elettorale è già sulla scrivania di Silvio

Verdini consegna il testo dell'accordo con il Pd a Berlusconi, che sta studiando la pratica ad Arcore. Ma l'ipotesi del voto anticipato a novembre si allontana

La bozza della legge elettorale è già sulla scrivania di Silvio

Non c'è soltanto l'accordo politico. Ma esiste persino la bozza di quella che sarà la nuova legge elettorale: sistema proporzionale, premio di maggioranza del 15% al primo partito, sbarramento al 5 alla Camera e all'8% al Senato e per quanto riguarda i seggi un 15% da assegnarsi con liste bloccate e il restante 85% in collegi sulla falsariga del cosiddetto Provincellum con candidature plurime come accade per le Europee (ma con una sorta di «salvagente»: la possibilità di candidare la stessa persona in più collegi).

Denis Verdini e Maurizio Migliavacca, insomma, l'intesa non l'hanno solo portata a casa ma pure messa nero su bianco. «D'altra parte - spiegava nei giorni scorsi lo sherpa del Pd ad un suo collega di partito - abbiamo fatto un lavoro di settimane ed ormai è chiaro che i termini dell'accordo non possono che essere questi. L'unica incertezza è sui tempi: noi vorremmo chiudere subito, bisogna capire se anche Berlusconi la vede così». Ed è proprio questo il punto. Perché portare nel comitato ristretto del Senato una bozza condivisa già la prossima settimana significa tenere in qualche modo aperta la finestra di un possibile voto anticipato prima della fine dell'anno. Eventualità remota ma da non escludersi del tutto, visto che persino Migliavacca - sempre in privato - spiegava che il problema della definizione dei collegi è serio ma certo non ha bisogno di mesi per essere risolto come vorrebbe far credere qualcuno. Dal canto suo, invece, il Cavaliere - che fino a qualche settimana fa propendeva per accelerare i tempi - negli ultimi giorni pare abbia aperto una seria riflessione sul punto. E nei lunghi faccia a faccia con Angelino Alfano in quel di Villa Certosa avrebbe iniziato a dire che in effetti «non c'è nessuna fretta di tornare al voto». Insomma, «non saremo noi ad assumerci la responsabilità di staccare la spina a Monti, se vuole lo faccia il Pd». D'altra parte, qualche mese in più può essere utile non solo per cercare di recuperare terreno sul Partito democratico, ma pure per organizzare con più calma la campagna elettorale e il restyling del Pdl. Una linea che a via dell'Umiltà non condividono tutti visto che, così pare, non solo Verdini ma anche gli ex An sarebbero invece per accelerare e tornare alle urne al più presto.

Berlusconi dovrebbe studiare la pratica con attenzione - e probabilmente insieme a Verdini - già domani ad Arcore. Anche se l'impressione è che il Cavaliere voglia temporeggiare in attesa di capire in che modo verrà accolta la bozza di riforma elettorale al Senato. Non è un mistero, infatti, che basta qualche emendamento ben piazzato per riuscire magari a stravolgerne il senso o comunque a far saltare la tempistica prevista. Ecco perché l'ex premier potrebbe continuare a restare alla finestra e magari non sciogliere neanche il dubbio sulla sua ridiscesa in campo. Almeno finché non ci sarà una data certa delle elezioni e non sarà quindi possibile pianificare nel dettaglio la campagna elettorale. Uno scenario che in qualche modo allontana l'ipotesi del voto a novembre, su cui forse anche il Quirinale ha iniziato ad essere più tiepido dopo essere finito al centro dello scandalo intercettazioni (e non sono pochi quelli che ritengono le due questioni collegate). Più probabile, invece, che si voti a febbraio o marzo, qualcosa prima della scadenza naturale della legislatura perché Giorgio Napolitano vuole evitare l'ingorgo istituzionale ed essere lui a gestire la formazione del nuovo governo (prima che il Parlamento nomini il suo successore al Colle).

Con sullo sfondo l'ipotesi della grande coalizione nel caso dalle urne uscisse un risultato di impasse. Un'ipotesi di cui però si dovrà discutere solo ad urne chiuse e non certo oggi, con la campagna elettorale alle porte visto che - ripete Berlusconi ai suoi - si tratta di «una soluzione emergenziale». Non a caso, proprio ieri e dopo una telefonata con Alfano, sul punto è arrivato un netto cambio di passo anche da Franco Frattini, da sempre sostenitore delle larghe intese.

Con gli ex An (Massimo Corsaro ha aperto un pagina Facebook che in poche ore ha ottenuto 600 adesioni) che continuano a ribadire il loro «no» ad ogni ipotesi di grande coalizione.

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