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Bufera alla Procura di Palermo: il capo Messineo indagato per fuga di notizie

Il procuratore capo di Palermo Messineo indagato per fuga di notizie dopo essere stato intercettato dal suo ex pm Ingroia

Il procuratore di Palermo, Francesco Messineo
Il procuratore di Palermo, Francesco Messineo

Intercetta che ti intercetta, l'ex pm Antonio Ingroia qualcosa di grosso la becca sempre. E così, dopo il caso Napolitano, ecco un'altra vicenda dagli effetti dirompenti che indirettamente vede coinvolto l'ex procuratore aggiunto, ora in forza all'Onu in Guatemala: il suo ex capo, il procuratore di Palermo Francesco Messineo, è indagato, a Caltanissetta, per fuga di notizie. È stato intercettato, nell'ambito di un'indagine condotta proprio dal suo ex aggiunto, mentre parlava al telefono con un alto funzionario di Banca Intesa, che era indagato per una presunta storia di usura bancaria. E così il fascicolo è finito a Caltanissetta, competente per i procedimenti che riguardano magistrati del distretto di Palermo. Una bufera che promette strascichi pesanti: le toghe palermitane hanno siglato un documento che chiede di discutere il caso in assemblea. Ed è probabile che la vicenda finisca presto sul tavolo del Csm.
L'accusa per il procuratore capo, che è stato già interrogato due giorni fa per sei ore da un altro suo ex pm, Nico Gozzo, ora in forza alla procura nissena, è violazione di notizie coperte da segreto istruttorio. Per l'accusa Messineo avrebbe rivelato all'ex manager di Bancanuova, Francesco Maiolini, notizie riservate riguardanti un'indagine per usura bancaria che coinvolge Banca nuova. L'intercettazione che ha scatenato il caso risale alla scorsa estate. Maiolini, che non sapeva di essere intercettato perché indagato in un'altra inchiesta per riciclaggio condotta dal pm Ingroia, chiamò al telefono il procuratore, con cui è in buoni rapporti, per chiedere notizie su un avviso di identificazione che gli era arrivato dalla Procura di Palermo. In un secondo momento Messineo avrebbe chiesto a uno dei pm che si occupa dell'inchiesta di avere chiarimenti. Poi sempre Maiolini, parlando con il proprio avvocato, avrebbe mostrato di conoscere dettagli dell'indagine a suo carico. Chi era stata la sua fonte? Forse proprio l'amico procuratore cui aveva chiesto informazioni? Messineo nega di aver passato notizie sensibili all'ex direttore di Banca nuova. Anzi è stato lui stesso a chiedere di essere ascoltato a Caltanissetta, dove si è recato in compagnia del suo legale, l'avvocato Francesco Crescimanno. «Non possiamo né confermare né smentire - dice il penalista - con il procuratore abbiamo deciso per il momento di non avere nulla da dichiarare».
Ma al di là del prosieguo dell'indagine (la cui apertura comunque, dopo la trasmissione del fascicolo da parte della procura di Palermo, era un atto dovuto) per il procuratore capo c'è qualche altra gatta da pelare. Intanto l'intervento del Csm, cui i pm nisseni devono girare il caso una volta aperta l'inchiesta; secondo indiscrezioni, la prima Commissione, quella che si occupa dei trasferimenti per incompatibilità ambientale, potrebbe aprire un fascicolo già la settimana prossima. E poi l'attacco dei suoi pm che con un documento, firmato da una trentina di sostituti e anche da uno dei suoi vice, Teresa Principato, hanno chiesto di discutere il caso in assemblea, per avere dei chiarimenti. Un confronto cui Messineo non vuol sottrarsi: «Quando da diversi magistrati arriva la richiesta di discutere di un argomento in assemblea è chiaro che l'argomento si deve affrontare. Non sarebbe pertinente non farlo».

Insomma, il Palazzo di Giustizia di Palermo torna a essere, a pieno titolo, il Palazzo dei veleni.

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