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Cade l'ultimo tabù: spiati anche gli avvocati

Violata la Costituzione, tensione in Procura. I legali sul piede di guerra preparano lo sciopero

Cade l'ultimo tabù: spiati anche gli avvocati

Si intercettano gli sfoghi di rabbia nelle camere ardenti, si registrano le conversazioni tra detenuti e parenti nelle sale colloqui dei carceri. Tutto è lecito. C'è una sola isola che il diritto da sempre considerare inviolabile dalle microspie: gli incontri tra l'indagato e il suo avvocato, i momenti in cui l'assistito e il suo difensore devono poter parlare liberamente per elaborare strategie difensive garantite dalla Costituzione. Quando, per caso, su un telefono intercettato si svolge un colloquio tra un sospettato e il suo legale, il brigadiere di turno deve spegnere l'interruttore. Vincolo assoluto di segretezza, come in confessionale.
Questa regola vale ovunque tranne a Verona: dove gli avvocati sono dovuti scendere sul piede di guerra contro la Procura della Repubblica, che - in barba all'articolo 103 del codice di procedura penale - ha intercettato e registrato più di un dialogo tra l'ex vicesindaco Vito Giacino, arrestato per concussione il 17 febbraio scorso, e il suo legale Filippo Vicentini. Stesso trattamento per le conversazioni tra la moglie del vicesindaco, Alessandra Lodi, e il suo difensore Apollinare Nicodemo. Nei giorni scorsi, quando la Procura ha chiuso l'indagine e ha depositato tutti gli atti in vista della richiesta di rinvio a giudizio, i difensori di Giacino e della moglie sono rimasti di sasso, trovando riportate tra i brogliacci e le trascrizioni delle intercettazioni una lunga serie di colloqui tra loro stessi e i due assistiti. Si fosse trattato di un singolo episodio, poteva essere una distrazione o una dimenticanza. Ma la quantità di colloqui difensivi intercettati e trascritti ha convinto i difensori che gli inquirenti si fossero semplicemente disinteressati del divieto. E la Camera penale si è schierata al loro fianco, con un documento in cui si ricorda che i dialoghi tra difeso e difensore «godono di tutela rafforzata in funzione di salvaguardia di diritti e valori di rilievo costituzionale nonchè di protezione assoluta», e si annuncia per lunedì prossimo una assemblea della categoria per valutare scioperi e stato di agitazione.
Dagli stessi brogliacci in cui compaiono le intercettazioni emerge un altro dettaglio: magari meno dannoso in concreto, ma ancora più sconcertante. Il documento della Camera penale afferma infatti che «oltre alle gravissime e reiterate violazioni sono stati rilevati numerosi commenti a lato delle trascrizioni con affermazioni ingiuriose nei confronti degli allora indagati e dei loro familiari». Le forze dell'ordine incaricate delle indagini, insomma, si prendevano la libertà di sfottere e insultare. Possibile? Pare proprio di sì. Secondo quanto riportato recentemente dal Corriere del Veneto, gli interceptors dicono dell'ex vicesindaco Giacino che «dice le solite minchiate», mentre la moglie sarebbe «la solita cafona», «stronza», «bugiarda», «è troppo fastidiosa». E le conversazioni tra la Lodi e sua madre vengono commentate con frasi del tipo «sono due streghe psicopatiche», «due stronze», «due deficienti». E non si tratta nemmeno di appunti di copie di servizio dei brogliacci, sfuggiti per qualche pasticcio dalla copisteria ma degli originali degli atti depositati nel fascicolo del Pm.

E che la dicono lunga sullo spirito sereno e imparziale degli addetti all'inchiesta.

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