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Napolitano convoca i vertici Pd e chiede garanzie sul governo

Summit col segretario, la Fionocchiaro e i capigruppo parlamentari. Il capo dello Stato preoccupato dal clima di perenne guerriglia che agita il partito

Napolitano convoca i vertici Pd e chiede garanzie sul governo

Roma - Un «meeting», lo ha definito con i suoi Guglielmo Epifani. Una «chiamata a rapporto» da parte del Colle, dicono nel Pd. Prima di lasciarli partire per le ferie, il presidente Giorgio Napolitano ha convocato a ora di pranzo nella tenuta di Castelporziano i vertici del Partito democratico: il segretario, i capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda, e Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato. Ossia colei che ha in mano, attualmente, il pallino della riforma elettorale: il Senato ha infatti accelerato (con un blitz concordato dalla Finocchiaro con il Pdl Bruno e il leghista Calderoli) e incardinato la procedura d'urgenza sulla legge elettorale, su cui da settembre si inizierà a lavorare.
È intuibile che il capo dello Stato, politico di alta scuola e lunga esperienza, non abbia molto apprezzato la confusione e il clima di perenne guerriglia interna e di cacofonia dei messaggi esterni che regnano nel Pd, e voglia capire se «i problemi del partito possano creare o meno contraccolpi seri al governo», in una fase assai delicata per la maggioranza; e che abbia invitato una nutrita delegazione perché «per capire cosa hanno in testa da quelle parti sul governo, sulle riforme, sull'agenda pressante della ripresa non basta parlare con uno solo», fosse pure il segretario, «bisogna avere a che fare con una pluralità di interlocutori», come spiegano nell'entourage.
A proposito dell'incontro si era concordato il più stretto riserbo, la notizia non doveva neppure trapelare e infatti fino a sera non c'è stato alcun comunicato ufficiale. E nel Pd la consegna è quella del silenzio: «no comment», incontro «di routine» prima della pausa estiva, saluti e baci prima delle vacanze. Non è così, ovviamente: il capo dello Stato ha voluto testare in prima persona le intenzioni dello stato maggiore Pd, preoccupato anche dai messaggi insistenti che arrivano da alcune sue componenti, la ex maggioranza bersaniana in testa, che si gioca il tutto per tutto per bloccare la scalata alla segreteria di Matteo Renzi (fino alle ridicole spaccature sulla data delle primarie: ieri i due presidenti dell'assemblea nazionale, il renziano Scalfarotto e la franceschiniana Sereni, hanno emesso due comunicati contrapposti, il primo per dire che la data è il 24 novembre, l'altra per negarlo), ipotizzando elezioni anticipate in autunno per evitare il congresso e candidare Enrico Letta alla premiership. E siccome è noto che Napolitano non concederebbe mai elezioni anticipate senza una riforma del Porcellum, è probabile che il capo dello Stato abbia voluto incontrare anche la Finocchiaro per sondare le intenzioni su quel versante.

Perché l'accelerazione del Senato, dove i numeri del Pd sono assai più risicati e dove è necessario un accordo con il Pdl per varare una legge elettorale, ha suscitato più di un sospetto in casa democrat: «Non è che si vuole fare in tutta fretta, d'accordo col Pdl, una riformetta del Porcellum entro ottobre per togliere dalle mani di Napolitano l'arma anti-scioglimento, e poi andare al voto con Letta candidato?», si chiede un renziano.

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