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Caso Gentile, il Pd chiede le dimissioni. Ma lui: "È macchina del fango"

Barricate del Pd contro il neo segretario alle Infrastrutture. La Bindi: "Gentile lasci". Ma gli alfaniani lo difendono: "No a patenti di indegnità"

Caso Gentile, il Pd chiede le dimissioni. Ma lui: "È macchina del fango"

Cresce la fronda contro il neo segretario Antonio Gentile. La nomina dell'esponente del Nuovo centrodestra, coinvolto in una brutta faccenda di pressioni su un quotidiano per non far uscire notizie sul figlio, non va giù ai vertici del Partito democratico. Rosy Bindi, del Pd, ospite dell'Intervistà di Maria Latella su Sky Tg 24, ha invitato sia il premier Matteo Renzi sia il titolare del Viminale Angelino Alfano a fare un passo indietro: "Non può restare al suo posto perché quella telefonata (al direttore dell'Ora della Calabria, ndr) è inquietante". Ma Gentile respinge le accuse del Pd al mittente e non pensa lontanamente a mollare la poltrona: "La macchina del fango partita dalla mia regione ha contaminato anche i grandi giornali".

La scelta dei sottosegretari continua a far discutere. Se Fabrizio Barca si complimenta per "una squadra segnata dal cambiamento", nel Pd ci sono critiche e perplessità. In particolare fa discutere la nomina al dicastero delle Infrastrutture dell'alfaniano Gentile, accusato di aver fatto pressioni, da lui smentite, affinché il quotidiano L'Ora della Calabria non pubblicasse la notizia di un’indagine a carico del figlio. "Alfano liberi Renzi dall’imbarazzo - ha chiesto il deputato Pd Dario Ginefra - questo governo, per poter portare a termine il suo complesso mandato, non può permettersi alcuna crepa nella sua credibilità pubblica". Ancora più dura la Bindi: "Gentile non può certo rimanere nell’esecutivo". Intervistato dalla Stampa, il bersaniano Alfredo D’Attorre parla di vulnus da sanare e auspica un’iniziativa sia da parte di Ncd sia di Renzi "per convincerlo dell’assoluta inopportunità della sua permanenza nell’esecutivo".

Il malcontento non è circoscritto al Partito democratico. Anche la Lega Nord storce il naso per la nomina di Gentile e degli altri sottosegretari indagati. "Se questo è il nuovo che avanza, allora è un disastro - ha commentato il segretario federale Matteo Salvini - il Carroccio è pronto a sfiduciare tutti gli indagati che Renzi ha messo al governo". Ma gli alfaniani non vogliono sentir parlare di passi indietro e difendono a spada tratta il neo segretario. "Su Gentile non abbiamo intenzione di accettare patenti di indegnità o di prestare il fianco a polemiche infondate", ribatte il presidente di Ncd Renato Schifani secondo cui è in atto "un’operazione mediatica e politica violenta, palesemente fondata sul nulla". Maurizo Sacconi, presidente dei senatori del Nuovo Centrodestra, accusa "i soliti noti che per vent’anni hanno viziato la democrazia italiana con l’uso sistematico del pregiudizio e del sospetto nei confronti dell’avversario politico di turno". Sacconi chiede quindi di "isolare queste forme improprie di condizionamento della vita democratica per affermare almeno le più elementari regole dello Stato di diritto e della tutela della dignità della persona da ogni indimostrata maldicenza".

Anche secondo Fabrizio Cicchitto, contro Gentile ci sarebbe "uno scatenamento immotivato del tutto pretestuoso, determinato solamente da speculazioni di basso conio".

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