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Caso Ruby, il pm dei minori: "Quella notte del 2010 non accadde nulla di male"

Presentate in Aula le due relazioni del procuratore per i minori, Monica Frediani, nel processo che vede imputato il Cav. Viene smontata l’accusa di concussione

Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi
Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi

"Nella prassi dell'ufficio, nell'ipotesi di stranieri adolescenti prossimi alla maggiore età, privi di referenti educativi, fermati per identificazione o anche denunciati a piede libero per un reato (...) non é insolito che siano affidati in via d'urgenza o temporanea a soggetti maggiorenni compiutamente identificati". È il passaggio chiave di un nuovo documento che fa oggi irruzione nel processo a Silvio Berlusconi per il Rubygate e che secondo i difensori del Cavaliere potrebbe segnare una svolta nell'andamento del processo.

Si tratta di due relazioni inviate nel novembre e nel dicembre 2010 da Monica Frediani, procuratore della Repubblica per i minori, alla procura generale di Milano e alla Cassazione, e portate oggi in aula dalla stessa Frediani, convocata come testimone dai difensori di Berlusconi. Nelle relazioni, finora inedite, la Frediani dice in sostanza che la notte del 27 maggio 2010 in questura non accadde nulla di anomalo, e che Kharima El Mahroug venne rilasciata come prassi costante della polizia in caso analoghi. Perché, rivela la Frediani in una delle relazioni, a carico della ragazzina non esisteva in realtá alcun procedimento penale: la denuncia per furto spiccata contro di lei dalla sua convivente Caterina Pasquino non era infatti mai arrivata alla Procura dei minori, per il semplice motivo che venne depositata solo l'1 giugno.

Solo il 16 giugno la Procura dei minori avviò d'ufficio la pratica per destinare Kharima a una comunità, e solo il 26 giugno - si legge nella relazione - la questura di Milano inoltrò alla Procura dei minori una relazione su quanto accaduto nella notte del 27 maggio. Quella notte, spiega inoltre la Frediani nella sua relazione, era la questura e non la magistratura a dover decidere cosa fare di Ruby: "è l'autorità amministrativa a dover attuare tutte le necessarie misure di tutela del minore".

Per la difesa di Berlusconi, che ha chiesto e ottenuto di acquisire le due relazioni agli atti del processo, é la prova che non vi fu alcuna concussione da parte dell'allora presidente del Consiglio: Ruby venne rilasciata perché non c'era alcun motivo di tenerla in questura, e perché questa era la prassi.

È non perché il Cavaliere abbia esercitato chissà quali pressioni, come ha sempre sostenuto la procura di Milano.

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