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Caso Sallusti, già corretto il ddl Cancellati i maxi risarcimenti

Il capogruppo Pdl a Palazzo Madama Gasparri spiega le modifiche al testo: "Tetto a 50mila euro, stop alle manette e obbligo di rettifica"

Caso Sallusti, già corretto il ddl Cancellati i maxi risarcimenti

Milano Ottimista? Maurizio Gasparri ci spera. Confida nella velocità con cui i colleghi senatori della Commissione Giustizia del Senato valuteranno da oggi il disegno di legge bibartisan che lui ha firmato e presentato in coppia con il piddino Vannino Chiti con l'obiettivo di evitare il carcere per i reati di opinione e, al tempo stesso, di garantire sanzioni adeguate per i diffamatori, e che ieri ha voluto anticipare ai giornalisti al Circolo della Stampa di Milano. «Non una legge ad personam» - ha precisato - anche se ovviamente è stata concepita per il direttore del Giornale, Sallusti, ma piuttosto una legge d'emergenza. E in Italia non è la prima volta che si legifera, in fretta, sull'onda dell'emergenza».
Che cosa propone dunque per sommi capi, il provvedimento Gasparri-Chiti? Eliminare la pena detentiva per il reato di diffamazione (pena prevista, giova ricordarlo, da una legge che resiste dall'8 febbraio del 1948) e di sostituire il carcere con sanzioni disciplinari e pecuniarie, fino a un massimo di 50mila euro (contro un minimo a 30mila previsto nella bozza iniziale) per chi diffama a mezzo stampa. Al di sotto di questo tetto sarà il magistrato giudicante a stabilire la somma da pagare a seconda della gravità della diffamazione. Inoltre verrà rafforzato l'obbligo di rettifica anche nella direzione, ha sottolineato Gasparri, di «misure più specifiche che riguardino i siti internet di tipo editoriale» e che «sia fatta con la stessa evidenza della notizia diffamatoria». Una «riparazione che di fatto non viene mai rispettata» e che, per il capogruppo dei senatori del Pdl, «dovrà valere anche per i quotidiani online, che mantengono online la notizia per molto tempo, praticamente per sempre visto che certe cose diventano incancellabili». In tal caso, ha aggiunto «deve essere imposta la cancellazione immediata e occorre ripristinare al più presto la verità».

E veniamo al suo moderato ottimismo: «Mi auguro che la commissione Giustizia non dia luogo a una discussione troppo accademica nella riunione in sede deliberante di domani (oggi per chi legge, ndr). Per aggiungere o togliere le virgole e per gli aggiustamenti c'è sempre il tempo mentre di tempo ne resta poco per licenziare il provvedimento e farlo approdare alla Camera. In modo che alla Camera, con procedura analoga, possa venire approvato. Mi pare che tutti siano d'accordo sulla necessità di intervenire al più presto e tutti siano ben consci della tempistica che abbiamo di fronte per evitare il carcere al direttore. In altre parole c'è una profonda, generale, responsabilizzazione nei due rami del Parlamento e quindi io ho ragione di pensare che ci sarà una certa flessibilità sui dettagli del testo per non vanificare la nostra iniziativa. Resta il fatto che il governo potrebbe però già intervenire con un decreto legge nel momento in cui la commissione Giustizia della Camera approvasse già giovedì il provvedimento da noi suggerito. In questo modo il decreto legge potrebbe entrare in vigore già nei primi giorni della prossima settimana e, una volta varato, il Parlamento avrebbe comunque sessanta giorni per mettere tutte le virgole, e i distinguo alla nuova legge. Qualcuno potrebbe storcere il naso - ha concluso Gasparri - considerando un decreto in materia penale come una forzatura. Ma non la sarebbe perché il provvedimento uscirebbe già dalla Commissione Giustizia della Camera come una mezza legge».

Quindi? Quindi aspettiamo buone notizie.

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