Politica

Cassazione: nemmeno un euro di quelli presi da Fiorito speso per la politica

I supremi giudici, nel confermare il decreto di sequestro preventivo dei beni dell'ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio arrestato con l'accusa di peculato, ribadiscono che tutte le spese sostenute dall'ex sindaco di Anagni erano prive di qualsiasi giustificazione anche larvata

Franco Fiorito, ex capogruppo del Pdl
Franco Fiorito, ex capogruppo del Pdl

Altro che attività politica. Neppure un euro dei tanti prelevati dai conti correnti del partito è stato usato da Franco Fiorito per motivi anche solo «larvatamente» riconducibili alla politica. Tutto il denaro ritirato illecitamente dall'ex capo gruppo del Pdl alla Regione Lazio è stato impiegato per fini personali. La Procura della capitale che lo scorso ottobre ha chiesto e ottenuto l'arresto dell'ex sindaco di Anagni ne era sempre stata convinta, ora anche anche la Cassazione conferma che tutte le spese sostenute da Fiorito e passate sotto la lente di ingrandimento della magistratura sono prive di qualsiasi giustificazione. Per questo i giudici della sesta sezione penale lo scorso 3 dicembre hanno confermato il decreto di sequestro preventivo dei conti correnti di Fiorito, delle sue tre automobili e della villa del Circeo. Nelle motivazioni della sentenza i supremi giudici spiegano che l'esponente del Pdl - che sarà processato il 14 febbraio - è stato accusato giustamente di peculato, mentre i difensori chiedevano che gli venisse contestata l'appropriazione indebita, in quanto da pubblico ufficiale ha compiuto «atti dispositivi bancari e negoziali in totale assenza di spiegazioni diverse dal privato scopo di arricchimento». Per gli ermellini, invece, è palese che «abbia potuto disporre, nei modi penalmente rilevanti che gli sono contestati, delle somme di denaro formate dalle contribuzioni regionali pubbliche di pertinenza del suo gruppo soltanto in virtù dell'esercizio della sua pubblica funzione di presidente del gruppo consiliare regionale del Pdl». Funzione di cui avrebbe approfittato.

E piuttosto che vigilare sul corretto impiego delle erogazioni regionali, come sarebbe stato suo compito, «ha ritenuto di farle in gran parte proprie con criteri di persistente sistematicità per ben due anni e per motivi soltanto privati».

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