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La Casta trema e fa le barricate per non sparire

Quanti senatori contrari alla riforma. E Grillo si accoda ai guru della sinistra

La Casta trema e fa le barricate per non sparire

RomaIl Senato è moribondo, viva il Senato. Le parole di Pietro Grasso galvanizzano il trasversalissimo Pds, alias Partito del Senato, quello che non ci sta a vedere Palazzo Madama ridotto a un aula sorda e grigia, bivacco di un manipolo di individui senza indennità né vero potere.

Sono i difensori del bicameralismo, e ce n'è di ogni tipo. Segni particolari: molti sono attuali inquilini di Palazzo Madama. Come Mario Monti, che addirittura avrebbe un contratto a vita, e che così scrive al Corriere della Sera: «Il Senato, con un' opportuna composizione e assegnazione di compiti, può fornire alla “respirazione” di una buona politica un polmone essenziale, distinto e complementare a quello della Camera». Monti parla di una «bozza di disegno di legge costituzionale, predisposta con Renato Balduzzi e con l'apporto di Linda Lanzillotta». Quest'ultima, che di Palazzo Madama è vicepresidente, al Messaggero parla di un organo di 200 membri, «eletti dai consiglieri regionali, dai membri delle giunte regionali e da un certo numero di sindaci e scelti non solo tra le classi politiche locali ma anche tra i rappresentanti della società civile, dei ceti economici più dinamici, dell'università, delle professioni», che dovrebbe avere tra le sue competenza «leggi costituzionali, leggi quadro su bilancio, fisco, federalismo, diritti sociali».

E mentre Matteo Salvini, segretario della Lega, propone un'idea alternativa («Se Renzi chiudesse le Prefetture, come abbiamo proposto noi, risparmierebbe 500 milioni e il problema del Senato non si porrebbe»), Gaetano Quagliariello, senatore di Ncd, vorrebbe che il Senato restasse elettivo: «I rappresentanti delle Regioni - si chiede retoricamente - devono svolgere un ruolo importante ed essere specializzati. Dunque, a parità di risparmi, è meglio eleggerli contemporaneamente ai consiglieri regionali, oppure caricare questi ultimi di un secondo o terzo lavoro?». Tra i più accaniti difensori del Senato quelli del Pd. «Senza un Senato con rappresentanza plurale e delle autonomie regionali oltre che degli interessi con poteri di garanzia e di controllo, costruiremmo un organo inutile e un sistema parlamentare senza contrappesi, che finirebbe con l'abbassare il tasso democratico del nostro Paese», ammonisce il deputato Pd Giuseppe Lauricella. «Con una legge elettorale per la Camera che dà una maggioranza certa, sarebbe una sconfitta per la democrazia se ci fosse un monocameralismo di fatto», lancia l'allarme il senatore del Vannino Chiti.

Di svolta autoritaria parla anche un manifesto firmato tra gli altri da Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà e con tanto di endorsement di Beppe Grillo, che lo ha rilanciato sul proprio blog. «Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla Corte costituzionale».

La prospettiva è il monocameralismo e la «semplificazione accentratrice dell'ordine amministrativo». L'appello mette sul banco degli accusati Matteo Renzi e

html">Silvio Berlusconi, ma dà le maggiori colpe al primo: «Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l'opinione di opposizione».

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