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Il Cav insiste sul Colle: c'è margine di trattativa

Berlusconi valuta la possibilità di sedersi al tavolo col Pd per trattare sul futuro capo dello Stato. Spunta una rosa di nomi non ritenuti "ostili"

Il Cav insiste sul Colle: c'è margine di trattativa

Governo di larghe intese politico, con Pd e Pdl azionisti di maggioranza e un nome condiviso, proveniente dall’area di centrodestra, per il Quirinale. Altrimenti, meglio tornare quanto prima al voto o sarà battaglia fuori e dentro il parlamento. La linea ufficiale del Pdl resta quella dettata da Silvio Berlusconi all’indomani delle ultime consultazioni con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma nei ragionamenti privati, il Cavaliere e diversi big di via dell’Umiltà iniziano concretamente a valutare la possibilità di sedersi al tavolo e testare con mano l’effettiva disponibilità del Pd a "trattare" sul prossimo inquilino del Colle. Da qui l’ipotesi, ancora allo stato embrionale, di poter ragionare su una rosa di nomi, non solo di centrodestra, ma non ritenuti "ostili".

"Mi piacerebbe molto Emma Bonino - ha detto l'ex ministro Mara Carfagna parlando a SkyTg24 - è una figura di garanzia e sarebbe un segnale di grande cambiamento. Mi sentirei garantita da una donna come lei, anche se su alcune posizioni è distante da me". Nel corso della giornata si fanno insistenti le voci su nuovi contatti in corso tra gli ambasciatori dei due partiti per verificare se sussistono le condizioni per un faccia a faccia tra Bersani e Berlusconi. I "pontieri", riferisce più di una fonte sia pidiellina che democratica, sarebbero stati all’opera anche ieri, mentre l’ex premier era riunito ad Arcore con lo stato maggiore del partito. E c’è chi ipotizza che l’incontro possa avvenire all’inizio della prossima settimana, anche se al momento - viene spiegato - non c’è nulla di deciso né tanto meno di ufficiale.

Sebbene l’ex premier continui a non fidarsi e a spiegare ai suoi interlocutori che il segretario Pd non scenderà mai a patti con il Pdl e che, pur di andare a Palazzo Chigi, è disposto a "barattare" con i grillini il nome del successore di Napolitano, dall’inner circle del Cavaliere arrivano spiragli di apertura. "Non possiamo autoisolarci" è il refrain. Il rischio, temuto in primis dallo stesso Berlusconi, è che il Pd faccia man bassa di poltrone eleggendo al Quirinale un nome "sgradito" al centrodestra, con l’aggravante che nel frattempo anche quel residuo di speranza che si possa tornare al voto a giugno svanisca del tutto. Da qui il "leggero ammorbidimento" della linea. Tanto che in giornata sono circolati boatos - che non trovano conferme - su un incontro oggi tra Alfano e Bersani, all’ora di pranzo. Ad alimentare il sospetto la mancata presenza del segretario del Pdl alla riunione del gruppo a Montecitorio. Ma da via dell’Umiltà si spiega che l’ex Guardasigilli aveva impegni familiari.

Al di là delle voci di corridoio, nel Pdl il pressing dell’ala "trattativista" sta ottenendo i primi, seppur labili, risultati. Non che Berlusconi sia pronto a deporre le armi, l’allerta - avrebbe spiegato ai suoi interlocutori anche oggi - resta alta e, soprattutto, non accetteremo mai richieste irricevibili. Vale a dire, l’ipotesi di abbandonare l’aula o di un sostegno esterno a un governo Pd. Così come, è la linea, nessuna disponibilità a governi tecnici o del presidente senza essere compartecipi della partita. Insomma, viene ribadito dal Pdl, nessuna trattativa sottobanco, nessun do ut des sul tavolo. Il Pd deve riconoscere il diritto del Pdl, è il refrain, ad avere un suo candidato per il Colle. Tra i pidiellini, del resto, si ragiona sul cambio di rotta di Renzi e sulle ripercussioni che può avere sulla linea del segretario che, a questo punto, potrebbe avere "interesse" ad aprire al Pdl proprio per impedire il voto.

Il messaggio chiaro di Matteo Renzi non è affatto sfuggito al Cavaliere. Non è affatto un mistero che Berlusconi, in caso di ritorno rapido alle urne, dia per scontata la sua ridiscesa in campo alla guida del centrodestra e solo il sindaco di Firenze potrebbe rappresentare un ostacolo ai suoi piani. A "favore" dell’ex premier, poi, "gioca" anche la posizione dei montiani, sui cui voti Bersani deve poter contare per eleggere senza il Pdl il capo dello Stato. Oggi i montiani hanno avvisato il Pd: "Sul Colle serve condivisione". Nei ragionamenti del Cavaliere non è ancora del tutto tramontata l’ipotesi di un bis di Napolitano. Anche se nel Pdl c’era chi aveva sperato nelle dimissioni anticipate del presidente della Repubblica così da consentire, in caso di prosecuzione dello stallo, un ritorno al voto entro giugno. Di questa ipotesi ha parlato oggi l'ex ministro Renato Brunetta durante la riunione del gruppo e poi separatamente con alcuni deputati: Napolitano non aveva escluso la possibilità, in occasione delle consultazioni di venerdì scorso, di dimettersi.

Poi, però, sarebbero partite telefonate dal Pd e "spinte" internazionali per farlo desistere.

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