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Berlusconi in pressing sulla Lega

Berlusconi al Tg5: "I piccoli partito non fanno l'interesse del Paese, ma quello del loro piccolo leader". E sul suo governo: "Nessuno può vantare le riforme che abbiamo fatto noi in dieci anni"

Berlusconi in pressing sulla Lega

Giornata lunga e convulsa per un Berlusconi che, chiuso in quel di Arcore, si divide tra il dossier Lega e la pratica sul Italia popolare, la corrente filomontiana del Pdl che oggi si riunisce al Teatro Olimpico di Roma.
Due partite diverse, ma egualmente importanti. La prima affrontata in un lungo giro di telefonate con Calderoli e pure con Bossi alle quali è presente anche Alfano che passa buona parte della giornata a Villa San Martino. Della questione si discute anche in una successiva riunione serale con Romani, Gelmini, Mantovani e Casero, tutti convinti della necessità di tenere vivo l'asse tra Pdl e Carroccio. D'altra parte, solo con un'alleanza stabile è possibile sperare di portare a casa abbastanza voti da ottenere un quasi pareggio al Senato e di fatto impantanare l'eventuale vittoria dell'asse Bersani-Vendola. Berlusconi, però, pare sia piuttosto infastidito dall'aut aut arrivato da Maroni, che si dice disponibile all'alleanza solo se il Cavaliere fa un passo indietro. Cosa a cui l'ex premier non pensa affatto. Non è scontato sia lui il candidato alla premiership, ma comunque non c'è dubbio sul fatto che voglia essere presente in campagna elettorale. Lo dimostra l'intervista di ieri al Tg5 come la sua presenza oggi a Domenica Live su Canale 5. Ed è ecco perché ieri il Cavaliere ha voluto sentire Bossi per poi cenare con Maroni e Calderoli.

Anche la seconda partita su Italia popolare è motivo di qualche tensione. Se l'approccio ufficiale del Cavaliere è quello di non alimentare polemiche né rotture, non c'è però dubbio che ci sia un certo fastidio per la convention di oggi a Roma. Con Berlusconi che ha pubblicamente chiesto a Monti di candidarsi premier dando la sua disponibilità ad appoggiarlo, è infatti il ragionamento dell'ex premier, la nascita di una corrente montiana è «una mossa pericolosa». Berlusconi non usa il termine «congiura», come fanno alcuni parlamentari del Pdl, ma il senso è quello. Perché in attesa che il Professore dia una risposta il messaggio che pare arrivare dal Teatro Olimpico è che una parte del Pdl è comunque pronto a seguirlo.

Non un dettaglio, visto che se davvero Monti svestirà i panni del tecnico per guidare un'aggregazione moderata sono due le opzioni sul tavolo: che lo faccia chiudendo la porta a Berlusconi oppure coinvolgendolo. E secondo molti è la seconda l'ipotesi più probabile. Il sottinteso del battesimo di Italia popolare, dunque, sarebbe che buona parte del Pdl sarebbe comunque disposta a seguire il Professore. Non è un caso che un politico attento come Fitto abbia declinato l'invito sin da lunedì scorso. Non perché non condivide la linea Monti o perché non sia d'accordo con un Pdl che ne sostenga la candidatura a premier, ma perché reputa inopportuna la manifestazione di Italia popolare in un momento di transizione come questo. E dell'appuntamento romano organizzato da Alemanno, Frattini, Cicchitto, Sacconi e Quagliariello si parla a lungo ad Arcore. Il Cavaliere lima più volte un intervento scritto che però non è ancora sicuro manderà. Di certo, al Teatro Olimpico ci sarà comunque Alfano (anche Berlusconi è atteso ma, secondo programma, per andare agli studi del Palatino). Il segretario dovrebbe cercare di contenere eventuali derive montiane. Proprio lui che ieri avrebbe avuto un colloqui con un Monti ancora fortemente irritato per l'intervento alla Camera della settimana scorsa.

Chiacchierata - però non confermata dall'entourage di Alfano - nella quale il segretario avrebbe cercato di spiegare le sue ragioni.

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