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Il cavillo dei Comuni per abbassare l'Imu

C'è un varco nel decreto dei prof: il 100% del gettito ai sindaci se i cittadini pagano in ritardo. L'escamotage consentirà ai Comuni di abbassare le aliquote

Il cavillo dei Comuni per abbassare l'Imu

Roma - Non lo chiamano boicottaggio. Ma un’offerta non rifiutabile presentata su un piatto d’oro: «Un clamoroso autogol dei professori». Loro, i leghisti, non fanno altro che sfruttare il cavillo. Tutto «a nor­ma di legge», chiariscono. E non si dica che il Carroccio istiga all’evasione.È stato il governo a inserire una piccola norma, nella manovra Salva Italia, che salvereb­be i bilanci dei Comuni, e anche i cittadini, dalla stangata della tassa sulla casa.

Continuando a portare avanti la crocia­ta contro l’Imu, la nuova madre di tutte le guerre di un partito in difficoltà, la Lega si è dunque imbattuta in un errorino del de­creto. Non si tratta tecnicamente di uno sbaglio, ma di una clausola che potrebbe ribaltare la distribuzione delle entrate sul­l’Imu. In base alle nuove norme, un «latro­cinio », lo chiamano i leghisti, il 50% dei ri­cavati dalla nuova tassazione delle pro­prietà immobiliari andrebbe allo Stato. Ma secondo lo stratagemma padano, i Co­muni potrebbero trattenere il 100% delle entrate, e, con un gettito superiore, abbas­sare l’odiata tassa.

Quello che propone la Lega è quindi una sorta di patto tra Comuni e cittadini. Una «protesta fiscale legittima. Non si par­li di evasione », dicono la triumvira Manue­la Dal Lago e il senatore Paolo Franco. L’azzardo è rivolto «a tutti i sindaci d’Ita­lia ». I primi cittadini dovrebbero adottare un regolamento «che non preveda sanzio­ni per i contribuenti che dovessero versa­re le rate Imu in ritardo sulla scadenza». Ed ecco il trucco: il decreto Salva Italia pre­vede che se il cittadino paga in ritardo, è il Comune a riscuotere, «e che il gettito re­sti » all’amministrazione locale, «in toto». Tassa e multa, che però verrebbe evitata ai cittadini dai Comuni con il patto di cui parla appunto la Lega, la modifica al rego­lamento. A quel punto, con più risorse a di­sposizione, i sindaci «potrebbero abbas­sare le aliquote». È la legge stessa a preve­dere che siano i Comuni a trattenere le quote arrivate in ritardo, «all’articolo 13 comma 11», precisano i leghisti.

L’idea è per ora partita dal Veneto,dove Dal Lago e Franco hanno presentato l’ini­ziativa con l’assessore regionale al bilan­cio Roberto Ciambetti e il segretario nazio­nale Gianpaolo Gobbo. La soluzione pre­sentata, secondo tutti e quattro, «libererà le Autonomie dall’ingerenza fiscale dello Stato». Di questo escamotage, a detta dei padani miracoloso per le amministrazio­ni locali e per i cittadini, parleranno i verti­ci le­ghisti con i loro amministratori imme­diatamente dopo i ballottaggi di domeni­ca. Il Carroccio continuerà comunque a battersi in parlamento per«l’abrogazione dell’Imu».

I primi cittadini preparano intanto a partire a oggi i dettagli della mobilitazio­ne contro la nuova tassa sugli immobili. La manifestazione è in programma per il 24 maggio a Venezia. A Frascati parte una due giorni promossa dall’Anci, l’associa­zione dei Comuni Italiani, in collaborazio­ne con la fondazione Ifel, con lo scopo di ragionare sulle novità fiscali penalizzanti per i Comuni e di presentare la proposta di riscossione dei sindaci. Un nuovo appello diretto al premier Monti arriva dal sindaco di Roma Gianni Alemanno: riconsideri l’Imu, una «Ici ogm, gonfiata al massimo con gli estroge­ni».

A Milano, la Confcommercio ha chiesto al Comune un’aliquota agevolata per gli immobili che ospitano attività artigianali, commercio al dettaglio e locali. L’aliquo­ta potrebbe essere ridotta, a parere dell’as­sociazione dei commercianti, da un mini­mo dello 0,46 al 0,61%. La proposta preve­de al contrario che per i negozi sfitti scatti un aumento dell’aliquota, dallo 0,77 al 0,91%.

I commercianti lanciano l’allarme anche a Bari, dove la Confesercenti segna­la che «solo il 50% dei negozi sopravvive dopo i cinque anni».

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