Cronache

Che gaffe Alfano in tv: "Caccia spietata al killer". Ma il caso era già risolto

Il ministro cade in un "buco nero" informativo. Che solleva un dubbio: ma ci parla con la polizia?

Che gaffe Alfano in tv: "Caccia spietata al killer". Ma il caso era già risolto

Probabilmente, un «buco nero» nella catena di comunicazioni che lega il ministro dell'Interno a tutto quello che accade di grave nel Paese. Verosimilmente, anche l'emozione per altre tragedie susseguitesi negli ultimi tempi in Italia. E, in fondo, anche la esigenza di mostrare la faccia decisa dello Stato, preannunciando la linea della fermezza più volte traballata in casi analoghi. Solo così, con l'effetto congiunto di questi tre fattori, si spiega quanto accade ieri mattina in seguito al triplice omicidio di Lecco, con il ministro Angelino Alfano che dai microfoni di Sky annuncia con una certa enfasi la caccia serrata e la punizione implacabile del colpevole, quando ormai da un paio d'ore si sa che la colpevole è la madre e che si tratta di una tragedia della follia. Solo alle 17, il ministro ci ripensa e cinguetta su Twitter: «Arrestata dai carabinieri la madre delle tre sorelline uccise a Lecco. Gesto di follia scatenato da separazione dal padre. Enorme tristezza».
In mattina, in diretta televisiva, il responsabile del Viminale era stato di tutt'altro avviso: «Mi sento di dire da cittadino di questo Paese e ministro dell'Interno che noi non daremo scampo a chi ha compiuto questo gesto efferato ed ignobile, inseguiremo l'assassino fino a quando non lo avremo preso e quando lo avremo preso lo faremo stare in carcere fino alla fine dei suoi giorni perché la morte di questi tre bambini non può restare impunita», aveva affermato, annunciando che «subito dopo la fine di questa trasmissione» avrebbe convocato immediatamente i vertici della polizia. La giornalista aveva cercato di frenarlo, ricordando che spesso questi delitti «sono drammi familiari», ma Alfano aveva continuato sullo stesso tono, «l'Italia non può limitarsi a piangere ma deve urgentemente dare la caccia e trovare chi è stato. Noi ci riusciremo».
Potrebbe sembrare un infortunio di poco conto, nella gravità della tragedia di Lecco, se non sollevasse interrogativi sulla efficienza del sistema di informazioni tra governo e forze di polizia. Al momento in cui andava in onda Alfano, la ricostruzione del delitto cominciava già ad avere forme precise: già il primo flash, quello dell'agenzia di stampa Lapress delle 9,36, era titolato «Lecco, madre uccide i suoi tre figli». Le notizie successive erano più caute, ma alle 10,40 un altro flash della Adnkronos scriveva esplicitamente «l'ipotesi che sembra prevalere tra i carabinieri è che si possa trattare di una tragedia familiare a cui ha fatto seguito un tentativo di suicidio». Insomma, praticamente fin dall'inizio il contesto era abbastanza chiaro.
Resta da capire cosa non abbia funzionato. La prassi è che tutti i casi d'omicidio vengano segnalati immediatamente alla «sala situazioni» del dipartimento di Polizia: direttamente dalle questure, quando a indagare è la polizia, o tramite la sala operativa del comando generale quando il caso è in mano ai carabinieri.

Le prime segnalazioni avvengono in modo telegrafico e si limitano alla cronaca secca, ma successivamente vengono forniti aggiornamenti in tempo reale in modo da consentire al ministro di prendere decisioni che a volte devono essere urgenti.

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