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Nasce un flirt tra civatiani e dissidenti M5S. Pippo: "Non so se voto la fiducia"

Le minoranze interne di democratici e grillini sono unite dall'insofferenza verso i leader. Intanto Pippo va clamorosamente contro il segretario: "Non è detto che voti la fiducia"

Nasce un flirt tra civatiani e dissidenti M5S. Pippo: "Non so se voto la fiducia"

Tempi di grandi e piccole intese, nel centenario della Grande Guerra: dopo l'alleanza di governo tra Pd e Ncd, all'orizzonte se ne profila un'altra più ristretta ma per alcuni versi anche più inattesa. È quella che potrebbe nascere tra la sinistra Pd e i grillini dissidenti, uniti in primis dalla contestazione alla linea dei rispettivi leader. Da un lato c'è l'area democratica guidata da Pippo Civati, che non ha mai fatto mistero di non condividere il metodo di molte scelte del segretario (tanto l'attuale quanto i suoi predecessori, per essere onesti), a partire dal modo in cui è stata gestita la "transizione", se così vogliamo chiamarla, da Letta a Renzi; dall'altro i parlamentari grillini dissidenti, capeggiati da Luis Orellana, Lorenzo Battista e Francesco Campanella, molto critici verso la linea decisionista e intransigente del leader genovese.

Ora, in entrambi gli schieramenti, crescono le frizioni tra i "contestatori", in subbuglio per gli atteggiamenti decisionisti dei vertici di partito. Civati, che già nei giorni scorsi sembrava dare la scissione nel Pd come già avvenuta, già da tempo protestava contro la linea della segreteria Renzi, peraltro imitato dall'area cuperliana, Sel e i sindacati. Martedì, prima delle consultazioni e dello show di Beppe Grillo a Montecitorio, il senatore pentastellato Orellana ribadiva in un'intervista al Secolo XIX di "capire il disagio di chi come Civati aveva ingoiato il rospo per una prospettiva che doveva rimanere momentanea", e rivendicava di essere in Parlamento per discutere, e non per ricevere istruzioni dall'alto. Riferendosi ad un'eventuale alleanza con la sinistra dei dem, Orellana parlava di "un'opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire un'altra volta".

Curiosa coincidenza, ieri mattina lo stesso Civati, proprio mentre Renzi si apprestava a ricevere le delegazioni di Forza Italia, Pd e M5S, postava la medesima intervista sul proprio blog, accompagnata solo dall'eloquente didascalia: "Di due strade (questa è l'altra)". Poi la situazione è precipitata, con Renzi che si è rinchiuso a parlare con Berlusconi per oltre un'ora (più dieci minuti di colloquio a due), e Grillo che ha fatto saltare il banco definitivamente, intavolando uno show che ha riscosso più critiche che apprezzamenti anche all'interno dello stesso Movimento. Facile immaginare come le reazioni tanto dei civatiani, sempre più a disagio di fronte a quelle larghe intese de facto che Renzi aveva sempre detto di voler evitare, quanto dei dissidenti grillini, furibondi per la "prepotenza e l'irruenza" di Beppe (sono parole dello stesso Orellana) non rimarranno senza conseguenze. Per ora non è stata formalizzata nessuna scissione, ma le speranze di chi confida in un'opposizione, dura ma responsabile, al governo che sta per nascere si appuntano proprio - come confermano anche le ipotesi avanzate dal Corriere - su questa nuova, inedita, piccola intesa.

Nel pomeriggio arrivano nuove, clamorose, dichiarazioni di Civati, che in una video intervista a La Repubblica dichiara: "A oggi non so se voto la fiducia al governo Renzi; valuterò insieme agli altri parlamentari il mandato elettorale che è stato così bistrattato. Il governo con Berlusconi era d'emergenza, questo è un'altra cosa. Non votando la fiducia è però difficile restare nel Pd, per una questione di coerenza. Ieri non ho visto lo streaming delle consultazioni tra Renzi e Grillo. Il problema è che Renzi ha scelto di fare la stessa alleanza di prima, sostituendo Letta ma senza aprire a Sel, che pure non urlava.

Certo se usciamo dal Pd non è per aprire canali, non c'è un'operazione in corso: nel caso valuteremmo dopo."

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