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"Clic gonfiati", sotto accusa Corriere.it

La testata "Wired" sfida il colosso Rcs: barano sugli accessi al sito. La replica: "Pratica avvenuta a nostra insaputa"

"Clic gonfiati", sotto accusa Corriere.it

Milano - Numeri gonfiati e lettori inventati. È questa l'ultima tegola piovuta sulla testa del Corriere della Sera. Una volta il giornale lo si sceglieva con cura, oggi ci si finisce dentro per sbaglio. Con un clic inconsapevole: è nata anche la categoria dei lettori a loro insaputa. Al centro dello scandalo - svelato dalla rivista Wired, specializzata nel web - c'è proprio la testata di via Solferino, accusata di aver aumentato artificiosamente il numero dei propri clic. E quelli di Wired non sono gli ultimi arrivati, per intenderci: la rivista in America è considerata la Bibbia di internet. Ma spieghiamo il trucchetto che avrebbe aiutato il quotidiano di Ferruccio De Bortoli a svettare nella classifica di gradimento delle testate on line del Belpaese.
Il Corriere.it avrebbe gonfiato il proprio numero di lettori acquistando clic in automatico attraverso una modalità chiamata site under. In che modo? Vediamo un esempio: andando su stranemaweb.com, un sito di «gossip e notizie incredibili», e cercando di chiudere la pubblicità di Allianz che compariva sulla schermata, automaticamente e involontariamente si apriva il sito del Corrierone. A insaputa del lettore, appunto, perché l'homepage veniva aperta sotto l'altra pagina.

Tu pensi di leggere il sito di gossip ma nel frattempo sei anche sul Corriere. E aumenti il numero dei lettori (volontari o involontari, poco importa) di via Solferino. Ma sono lettori fasulli, finti, che finiscono sul Corriere inavvertitamente, non per scelta. Sia chiaro: comprare traffico non è un reato, è una forma di marketing non illecita ma quantomeno spregiudicata. Per capirci: questo tipo di pubblicità «ingannevole» è usata tipicamente dai siti porno. Tanto che da via Solferino ci tengono a prendere le distanze e a scaricare il barile: «Abbiamo fatto una campagna di web marketing - mette le mani avanti Alessandro Bompieri, direttore generale Media del gruppo Rcs - per far conoscere Corriere.it nei giorni festivi di Pasqua. Appena verificato che alcuni siti stavano veicolandola in modo improprio, l'abbiamo bloccata». Insomma, tutto sarebbe avvenuto non solo all'insaputa degli ignari lettori, ma anche dello stesso Corriere. Quindi la colpa, stando alle parole di quelli di via Solferino, sarebbe di Tradedoubler. È questa infatti, spiega Wired, la società a cui si sarebbe affidato il Corriere, una multinazionale che aggrega migliaia di siti per «incrementare in maniera redditizia le vendite». Ma la questione potrebbe ulteriormente complicarsi e la «colpa» essere di qualcun altro. Perché Tradedoubler è solamente un intermediario che connette tra loro diversi siti, e magari è proprio uno di questi che utilizzava il site under.

Intanto - proprio in quei giorni, tra il 17 e il 18 aprile - a Rcs si brindava al sorpasso di lettori su Repubblica.it. Un sorpasso che, col senno di poi, potrebbe essere avvenuto anche grazie a questo «aiutino». Anche perché risale a quel periodo il clamoroso flop del restyling del sito del quotidiano di De Bortoli: una nuova veste grafica molto criticata, che nei primi giorni avrebbe addirittura dimezzato il numero dei lettori. Quello del traffico fraudolento è un bubbone che colpisce tutta la rete, non solo l'Internet italiana. Secondo una recente inchiesta del Wall Street Journal un terzo dei clic statunitensi potrebbero essere falsi, fasulli, inventati da macchine. In Italia qualcosa si muove?

Audiweb, l'arbitro che dovrebbe certificare i lettori reali dei quotidiani, cosa dice? Nulla.

Al momento si trincera dietro un laconico «no comment». La società preferisce non prendere posizione nei confronti di un colosso editoriale come Rcs?

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