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Il Colle pronto a tutto per blindare il governo

Da Napolitano sostegno a Letta qualunque cosa accada. E predica calma sul futuro

Il Colle pronto a tutto per blindare il governo

Roma - Sulla Croda Rossa, a duemila metri di altezza, i rumori delle polemiche romane e il chiacchiericcio sulla tenuta di Palazzo Chigi arrivano piuttosto ovattati. Niente passeggiata oggi, meglio la seggiovia: Giorgio Napolitano sale in quota tra i camosci delle Dolomiti e così aumenta, anche fisicamente, la distanza con la Cassazione. L'immagine, la photo-opportunity, è dunque quella di un capo dello Stato tranquillo. Se c'è qualcuno in angoscia per il verdetto, certo non sembra lui.
Ma in realtà il presidente ha il telefono in mano e «segue la situazione». Già da giorni ha provveduto, con discorsi pubblici e contatti privati, a blindare il governo. Adesso è il momento dell'attesa, quindi del silenzio. Nessuna dichiarazione ufficiale. Non ce n'è bisogno, perché come la pensa sull'argomento l'ha detto chiaramente l'undici giugno, quando ha ricevuto sul Colle i giovani tirocinanti. «Occorre che ogni singolo magistrato sia pienamente consapevole della portata degli effetti, talvolta assai rilevanti, che un suo atto può produrre, anche di là della parti processuali». Ogni riferimento a fatti accaduti e a persone reali e puramente voluto.
Napolitano sabato tornerà dalle vacanze montanare in Val Fiscalina, giusto in tempo per affrontare da Castel Porziano gli effetti politici della sentenza Mediaset, in un senso o nell'altro. Il Pdl si ribellerà, si accamperà sotto il Quirinale? Il Pd esploderà? Dal Palazzo presidenziale invitano alla prudenza: è inutile parlare del risultato di una partita quando le squadre stanno ancora giocando. Anzi, quando sono solo al primo tempo.

Si possono però ipotizzare degli scenari, partendo da un punto fermo: Re Giorgio cercherà di tenere in piedi questo esecutivo qualunque cosa accada. La crisi non è finita, la situazione economica del Paese è ancora precaria e l'Italia non può permettersi ulteriori passaggi a vuoto. «Vorrei che ci fosse un po' più di continuità di governo - ha detto un mese fa - perché abbiamo il record della fibrillazione politica. Magari non passano nemmeno due mesi da quando viene formato un governo che il discorso quotidiano diventa quello della prossima, o imminente, o incombente, o fatale crisi».
Il Pd è avvisato: chi pensa di buttare giù Letta per rafforzare Renzi ha sbagliato i conti, perché sul Colle ci sarà Napolitano a dirigere il traffico. Di sciogliere le Camere poi non se parla: la legislatura ha solo pochi mesi, ha scritto l'altro giorno a Bertinotti che gli dava quasi del golpista, «le elezioni anticipate sono una pericolosa patologia» e l'Italia «non può consentirsi altri azzardi». Se Letta cade, ci saranno «gravi contraccolpi economici e sociali». E del resto maggioranze alternative alle larghe intese non esistono. Il Pd ci ha provato, per un paio di mesi. «C'è forse bisogno di ricordare l'insuccesso del tentativo dell'onorevole Bersani?». No, non c'è bisogno, l'ex segretario democratico si è accorto da solo dell'«insussistenza» di un accordo con i grillini.

Chi vagheggia governi per la riforma è fuori dal mondo.

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