Scandalo Mps

«Comandavano i politici, si sapeva»

Il pd Monaci ascoltato come teste nello scandalo Mps. Enigma, sequestrati oltre 3 milioni: evasione fiscale sul rientro dei capitali scudati

dal nostro inviato a Siena

Mps, una giornata tra il circo dei broker e il fronte politico con il presidente del consiglio regionale del Pd (quota Margherita), Alberto Monaci, fratello di Alfredo (candidato nella lista Monti) convocato in procura a Firenze. Prima di ascoltarlo il pm Nastasi ha incontrato i colleghi di Firenze che indagano sul Credito cooperativo fiorentino, di cui era presidente il coordinatore del Pdl Denis Verdini per un link con Montepaschi dovuto a un prestito da 150 milioni. Poi è toccato al presidente Monaci, senese ed ex dipendente Mps: «Siena è un arcipelago senza fine», ha detto. Poi riguardo all'ex direttore generale di Banca Mps, Antonio Vigni, ha affermato che «non era uno in condizione di dire no a Mussari, ma era in condizione di vedere le cose. Forse non ha avuto sufficiente tenuta di carattere per dire no. A Siena c'è un modo di dire: un ottimo secondo non è mai un buon primo». A detta di Monaci uno, se non l'unico, «che ha detto no a Mussari è stato Giuseppe Manzi», dirigente del Monte tra i primi a sollevare perplessità sulle criticità di Antonveneta. E quanto a Gabriello Mancini della Fondazione, è stato lapidario, confermando il ruolo invasivo dei partiti: «Non è un segreto che Mancini doveva fare il presidente della Banca e Mussari quello della Fondazione. Questi erano gli accordi politici. Questo non aveva il mio gradimento. I Ds avevano il sindaco e il presidente della Provincia».

Intanto, a Siena, i pm hanno interrogato Raffaele Ricci, un broker che emerge nelle travagliate vicende della disastrosa gestione Mussari. Ex Lehman Brothers quando ne era manager Riccardo Banchetti ora socio di Eidos-Pactum, che la gestione Profumo-Viola di Mps ha chiamato come consulente per «ripulire» la banca senese dalle tossicità. La sua strada si incrocia con quella di Mps quando nel 2006 Ricci lavora alla Dresdner bank (la banca del superteste Antonio Rizzo che parlerà della «banda del 5%») insieme a un altro broker, Giovanni Marolda, e i due per conto della banca tedesca – bookrunner dell'operazione - si occupano della famigerata operazione Alexandria. E sempre Ricci, anni dopo, passato alla banca giapponese Nomura, si ritrova a trattare la stessa operazione. C'era anche lui quando a fine 2009 registravano la telefonata con Mussari a cui venne fatto ripetere di aver compreso il meccanismo per cui Nomura si prendeva in carico Alexandria ma a carissimo prezzo per Mps. Intanto, anche i pm di Milano hanno messo gli occhi sulla nota finanziaria Enigma, sequestando a Fabrizio Cerasani e David Ionni oltre 3 milioni di euro per una presunta evasione fiscale in occasione del rientro dei soldi «scudati» dall'estero.

E nel frattempo, è scontro sull'aumento di capitale da un miliardo: la Fondazione Mps ha chiesto di farlo saltare per non diluire la quota di controllo sull'istituto.

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