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«La crisi delle vocazioni è reale ma non si risolve con un trucchetto»

Monsignor Guido Gallese, vescovo di Alessandria, è il più giovane in Italia ma di esperienze con sacerdoti stranieri ne ha a bizzeffe.
Come valuta l'andamento crescente della presenza di sacerdoti stranieri in Italia?
«La loro presenza spesso è temporanea. Molti dei sacerdoti stranieri arrivano in Italia per studiare e affiancano a questo un servizio anche nelle parrocchie, soprattutto durante l'estate. Si tratta però di esperienze limitate nel tempo e solo raramente vengono posti ai vertici di una parrocchia».
È un modo per rispondere al tema della crisi di vocazioni?
«La crisi vocazionale non si risolve prendendo sacerdoti in giro per il mondo. Dobbiamo portare frutto dalle nostre comunità locali. Altrimenti identifichiamo il giovane sacerdote come un mestiere da extracomunitario, come una cosa che non ci riguarda. Non è una cosa bella, è un trucchetto che non funziona».
Molti sacerdoti stranieri giungono da Paesi poveri. Non c'è il rischio che arrivino in Italia per sbarcare il lunario?
«Potrebbe succedere. Le motivazioni sono tante. Se qualcuno mi chiede di poter fare un'esperienza in Italia cerco sempre di capirne le ragioni. Ma spesso è per situazioni contingenti e di studio».
Spesso si creano problemi e difficoltà tra i fedeli e il sacerdote straniero….
«Certamente, i problemi ci sono quando diamo un incarico pastorale stabile a un sacerdote straniero, quando si occupa in modo continuativo di una parrocchia come parroco. Ovviamente, almeno per i primi tempi, i problemi escono fuori in modo chiaro e netto. Problemi con la lingua e di comprensione. Ci può essere difficoltà nel capirlo durante la messa o la confessione. Ma io direi che occorre dare ai sacerdoti stranieri un compito di affiancamento al parroco. In questo caso è un arricchimento per l'intera comunità parrocchiale.

La diversità culturale non è un ostacolo, anzi è una integrazione».

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