Caso Sallusti

Il Csm condanna il Giornale: "Offese esagerate"

Nel plenum di oggi il Csm prende di mira il Giornale per le critiche alla sentenza su Sallusti e sulla commissione Grandi Rischi: "Offese esagerate"

Nelle motivazioni della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione, che ha condannato Alessandro Sallusti a 14 mesi di carcere, si legge che il direttore del Giornale avrebbe una "spiccata capacità a delinquere" paragonandolo a un delinquente abituale. "È una vera infamia, che non permetto neppure a un presidente di Cassazione, basata su odio ideologico e su una serie di menzogne", scrive Sallusti nell'editoriale di oggi. "Ve lo dico io, in faccia, signori Grassi e Bevere - spiega il direttore - avete abusato del vostro potere, la vostra sentenza è un'infamia per me e per i miei parenti".

Alle parole di Sallusti la casta dei magistrati ha replicato facendo quadrato e difendendo sia la Cassazione sia la sentenza. "Quando il giornalismo scende a questo livello si squalifica", ha commentato il primo presidente della cassazione, Ernesto Lupo, nel corso del plenum del Csm di questa mattina. Non ha neppure letto la sentenza depositata ieri dalla Suprema Corte, eppure Lupo si scaglia duramente contro il direttore del Giornale e si lancia in una crociata a sostegno della sentenza (anche senza conoscerne le motivazioni). Anche l vicepresidente del Csm Michele Vietti ha subito preso le parti della Cassazione esprimendo la propria solidarietà alla Suprema Corte. "Si tratta - ha detto Vietti - di critiche inaccettabili nei toni". A margine dei lavori in commissione Giustizia a Montecitorio, il ministro della Giustizia Paola Severino ha commentato che "le sentenze hanno un loro spessore e vanno rispettate". "Ognuno può dare le interpretazioni - ha sottolineato la titolare del dicastero i via Arenula - l'importante è leggere le sentenze prima di esprimere giudizi critici".

A sollevare la questione durante il plenum di questa mattina è stato il consigliere togato di Area Roberto Rossi che ha stigmatizzato non solo le "critiche violentissime alla Cassazione" contenute nell’editoriale del direttore, ma anche quelle sulla sentenza che ha condannato gli esperti della Commissione Grandi Rischi per non aver previsto il terremotoa L'Aquila (leggi l'articolo). In entrambi i casi, per Rossi, "la critica alla giurisdizione, legittima e utile, diventa critica personale, violenta e amplificata". Nel dibattito è poi intervenuto il consigliere di Unicost Mariano Sciacca che è arrivato addirittura a parlare di "barbarie giornalistica". Contro gli "attacchi personali ai giudici" si è schierato anche il togato di Magistratura indipendente, Antonio Racanelli. A interrompere il coro di attacchi al Giornale, però, ci ha pensato Bartolomeo Romano facendo notare che "le sentenze si leggono e poi si criticano". "Ho letto la sentenza su Sallusti e ho qualche perplessità - ha detto il laico del Pdl - ma non è questa la sede per esprimerla".

Anche per Annibale Marini, consigliere laico del Pdl, "le sentenze si possono e si devono criticare dopo averle lette ma si possono giudicare solo con il limite della continenza, altrimenti si tratta di offese".

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