Cronache

In curva o fra i pali L'overdose di strisce blu ci manda fuori strada

Pur di fare cassa, i comuni (Milano in testa) "pennellano" ovunque. Perfino accanto ai cartelli di pericolo o a pochi metri dagli incroci

In curva o fra i pali L'overdose di strisce blu ci manda fuori strada

Ormai abbiamo capito che nella vita bisogna pedalare, ma la sensazione è che i sindaci delle nostre città stiano agevolando la pratica per fini non certo salutistici. Se n'è accorta pure la rivista Quattroruote, che nel numero di febbraio oggi in edicola allarga all'Italia ciò che di Milano anche sul Giornale stiamo dicendo da tempo: ovvero che le strade ormai sono malate di strisce blu. In fondo il giochetto è semplice: prendi una via dove si può parcheggiare, mandi un paio di imbianchini del comune, ci piazzi una bella segnaletica e il giorno dopo annunci al mondo di aver moltiplicato i parcheggi in città. Per la nostra salute s'intende, ma soprattutto per la salute delle casse dell'amministrazione. Dopo, ovviamente, arriva la litania delle piste ciclabili e il metodo è più o meno lo stesso: una bella pittata sul marciapiede e, oplà, il gioco è fatto. Siamo tutti ciclisti. Ma se è vero che spesso le città sono piene di signoremarie che per accompagnare i bimbi a scuola cento metri più in là arrivano armate di Suv (secondo sindaci e assessori sono sempre ingioiellate e impellicciate, tanto per calcare la mano), è anche vero che c'è gente che di solito va a lavorare (capita, cari sindaci) e che ancor più usualmente abita fuori dai grandi centri. Dunque: come evitare che i pendolari entrino in città con le auto? Semplice: basta lasciarli parcheggiare vicino a una fermata, in modo che usino i mezzi pubblici come bravi eco-cittadini. E invece no: anche lì - in periferia - arrivano le strisce blu, e così si paga doppio, per parcheggiare e per i mezzi. In pratica si paga per lavorare, con il comune che se la ride.

Solo che, buttandola sul ridere, Quattroruote ha fatto le pulci alla «blumania» amministrativa fuori dai centri storici, scoprendo particolari grotteschi. Il vero numero uno è stato dichiarato il sindaco di Milano Pisapia, nella persona del suo assessore alla Mobilità, Ambiente, Arredo urbano e Verde Pierfrancesco Maran, uno e (molto) quattrino che ha pensato bene di far parcheggiare a pagamento davanti a una centralina del gas con la scritta «area in cui può formarsi un'atmosfera esplosiva». Tanto il parcheggio si paga in anticipo... Ma il resto del Paese comunque non sfigura: a Roma, ad esempio, hanno sovrapposto la zona riservata alle moto a quella in cui le auto pagano, così da non scontentare nessuno. A Reggio Emilia invece i 5 metri dall'incrocio in cui normalmente si prende la multa sono diventati parcheggio a pieno titolo, così come a Modena in mezzo alle strisce blu ci hanno messo un bel palo (in realtà viceversa), forse perché chi paga per mettere l'auto lì ha diritto poi a un premio come contorsionista dell'anno. In pratica non c'è limite all'estrosità che va anche oltre la legge, perché la stessa norma che prevede lo stesso numero di spazi blu e spazi liberi è dotata di un comma che introduce una lunga serie di eccezioni. Praticamente una legge con gli optional. E così ecco che a Genova le strisce blu si moltiplicano in barba a quella regola del codice che dice che sostare in curva vale una multa di 41 euro. Basta una pennellata e tutto si può.

Ecco, dunque, cari automobilisti: la morale è che dovete rassegnarvi. Guidare sta diventando un lusso e probabilmente hanno ragione i sindaci: grazie alle loro strisce blu l'aria sarà meno inquinata.

Esiste però, alla fine, un rischio che permettiamo di segnalare: se continuano così, potrebbe anche diventare, se non esplosiva, quantomeno un po' agitata.

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