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De Girolamo lascia: non mi hanno difeso. E Letta tira a campare

Il ministro dell'Agricoltura abbandona il premier sbattendo la porta: offesa da chi sa che non ho fatto nulla. Contatti con Berlusconi: ipotesi di ritorno in Fi

De Girolamo lascia: non mi hanno difeso. E Letta tira a campare

Roma - Nunzia De Girolamo se ne va sbattendo la porta di Palazzo Chigi. Si dimette da ministro delle Politiche agricole e lo annuncia, in serata, con una nota al vetriolo: «Mi dimetto da ministro. L'ho deciso per la mia dignità: è la cosa più importante che ho e la voglio salvaguardare a qualunque costo - comunica in una nota - Ho deciso di lasciare un ministero e di lasciare un governo perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare perché era suo dovere prima morale e poi politico. Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità». Un duro attacco ai colleghi di Palazzo Chigi, rei di non averla difesa abbastanza. Letta in testa. Il quale, già accusato di immobilismo, da ieri sera ha un problema in più: comincia a perdere pezzi per strada. Il ministro, finita nel mirino a causa di alcune telefonate rubate nelle quali s'interessava di una licenza di un bar dell'ospedale Fatebenefratelli di Benevento gestito da familiari, ha sempre protestato la sua innocenza: «Non sono indagata e non ho commesso alcun reato», ha spergiurato per settimane. Tuttavia, la sua, è stata una difesa solitaria. Lo scorso 17 gennaio s'è presentata in Aula, a Montecitorio, per raccontare la sua versione dei fatti. Ad accoglierla, il deserto. Non solo: Scelta civica, seppur al governo, ha chiesto le sue dimissioni e anche una grossa fetta del Pd ha fatto capire che era meglio si facesse da parte. «Zone d'ombra e motivi di perplessità restano da approfondire», aveva detto Andrea De Maria a nome dei deputati Pd firmatari dell'interrogazione parlamentare. Poi la staffilata: «Josefa Idem anche per meno ha fatto la scelta di un gesto di responsabilità». E pure il renziano Dario Nardella le aveva voltato le spalle: «Se fare un passo indietro può essere utile a dare più serenità anche al governo...». De Girolamo s'è sentita sola, abbandonata. In più, sulla stampa, continuavano a comparire articoli su inchieste al ministero da lei guidato e su possibili sviluppi futuri. Alle corde, De Girolamo ha detto «basta». A conferma che il Pd non aveva e non ha alcuna intenzione di fare da scudo alla ministra, le parole a caldo del piddino Edoardo Patriarca: «De Girolamo si dimette? Tutto quello che porta chiarezza fa bene al governo. Le vicende non chiare, come quella della De Girolamo ma penso anche alla Cancellieri, sono un ostacolo per il governo». Su come sia nata la decisione di dire addio alla squadra di governo c'è riserbo assoluto. Anche se emerge un retroscena. Ieri pomeriggio l'ormai ex ministro si sarebbe sfogata con Alfano: l'ha fatta infuriare una battuta su di lei da parte di Letta a Otto e mezzo. Alla domanda di Lilli Gruber sulla squadra di governo, e in particolare sulla titolare dell'Agricoltura, il premier ha risposto sorridendo: «Beh, diciamo che la squadra è migliorabile». Ma De Girolamo nella giornata di ieri s'è pure consultata con Berlusconi. Non è dato sapere se questo possa essere il preludio di un ritorno tra le fila di Forza Italia. Che la sua vicenda personale l'abbia scossa notevolmente, tanto da farle esternare malumori anche nei confronti del Pd ma anche dei suoi compagni di partito del Nuovo centrodestra, non è un mistero. Alcuni lettiani, tuttavia, escludono che faccia dietrofront e azzardano: «Resterà con Alfano. E per tenersela le offrirà pure la poltrona di capogruppo alla Camera». Incarico attualmente ricoperto dall'onorevole Enrico Costa. Dispiaciuto il collega ministro Maurizio Lupi: «Rispetto il grande gesto di dignità di Nunzia, che rispecchia la sua passione per la politica.

Mi dispiace perdere un ottimo ministro, ma so che guadagneremo in ruoli di grande responsabilità una risorsa enorme e tanta energia per l'affermazione di Ncd».

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