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De Girolamo resta sola: autodifesa commossa ma nessuno la ascolta

Il ministro rivendica la sua innocenza in un'Aula semideserta. Il Pd: valuti il passo indietro. La replica: "Decidano Letta e Alfano"

De Girolamo resta sola: autodifesa commossa ma nessuno la ascolta

Roma - Nunzia De Girolamo si difende dai banchi semideserti del governo. Nell'aula della Camera il ministro dell'Agricoltura risponde alle interpellanze di Pd e Ncd sulla vicenda della Asl di Benevento. Ma attorno a lei è il vuoto. Spicca l'assenza del premier Enrico Letta e di ministri Dem e centristi. C'è il vicepremier Angelino Alfano, certo, leader dell'Ncd per cui Nunzia ha rotto con Silvio Berlusconi. Parla con lei fitto fitto prima dell'intervento e mentre ancora parla lascia il posto al ministro Gaetano Quagliariello (c'era il consiglio dei ministri, ndr). Nell'aula i deputati sono pochi, sembra un normale venerdì d'inizio week end. Nunzia tira fuori tutta la sua grinta, ma s'indovina un po' sperduta. Forse, si sente sedotta e abbandonata. Da quel Letta assente. E con quel marito che siede nei banchi del Pd, Francesco Boccia, con le mani legate. Mentre lei si descrive «vittima di un complotto» ordito da «manovratori occulti» e di un «linciaggio mediatico senza precedenti», la presidente di turno Marina Sereni ordina di portar via il cartello di Matteo Bordo (Sel): «Non mi occupo di agricoltura, ma di Asl e bar». Francesco, poco più in là, è una statua di sale. La voce di Nunzia s'incrina solo una volta, quando dice che la figlia Gea «dovrà andare a testa alta». La scena era ben diversa a novembre, quando toccò alla Guardasigilli Anna Maria Cancellieri difendersi in Parlamento e lo fece sostenuta con forza dal premier e governo. Ora, come allora, c'è in agguato una mozione di sfiducia M5S, però i rapporti tra Letta e Alfano sono sfilacciati. E il Pd è guidato da Matteo Renzi, che la Cancellieri non l'avrebbe salvata.

«Mai, mai e poi mai», è il leit motiv del ministro. «Mai, mai e poi mai ho abusato del mio ruolo di deputato e mai, mai e poi mai ho violato la legge e la Costituzione». Lo ripete come un mantra, Nunzia: «Non ho mai fatto telefonate per annullare sanzioni, e mai mi sono interessata alla vicenda delle mozzarelle di Benevento». Ancora: «Mai fatto pressioni né favori». Anche per il bar che lo zio ha da 30 anni, su cui ha chiesto «informazioni». Malgrado la sua «battuta», sottolinea, bar e ospedale non hanno avuto «nessun controllo dall'Asl». Il ministro grida la sua innocenza in questa «vicenda kafkiana» e rivendica la sua privacy. Di una sola cosa si scusa: qualche parolaccia di troppo. A casa sua nel Sannio, dove da deputata aveva organizzato una riunione (causa una mastite nell' allattamento della figlia), carpita in «intercettazioni abusive». Assicura di rispettare il lavoro della magistratura: «La verità trionfa sempre». D'altronde non è lei l'indagata, ma quel Felice Pisapia di cui il gip descrive lo «spessore delinquenziale». Dietro all'ex direttore amministrativo dell'Asl di Benevento Nunzia vede altri, forse avversari politici, «persone autorevoli» cui ha detto no quando chiedevano favori per parenti. «Oggi mi fanno pagare anche questo». Dopo l'autodifesa Ncd respinge gli attacchi, ma M5S, Sel e Idv reclamano la sua testa. Nel Pd si ricorda Josefa Idem, fanno pressing i renziani, ma anche il presidente Gianni Cuperlo e Pippo Civati, se non chiedono le dimissioni parlano di «passo indietro», di vicenda «imbarazzante». E il segretario Sc Stefania Giannini: «Valuti lei se si senta ancora a suo agio nella compagine di governo». Nunzia, ospite in serata a Otto e mezzo, risponde che il suo mandato è «nelle mani di Letta e Alfano», che in un sms il premier (impegnato in una «riunione importantissima») le ha detto «di stare tranquilla, che è una vicenda surreale».

Da M5S, dice, «c'è un pregiudizio, per far cadere il governo».

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