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Democratici all'attacco: "Discorso ambiguo, inaccettabile sulle toghe"

I vertici del Pd accusano il leader del  centrodestra: "Pensa solo al suo tornaconto". Intanto continuano i contatti con i grillini per una nuova maggioranza

Democratici all'attacco: "Discorso ambiguo, inaccettabile sulle toghe"

Roma - Grandi manovre in corso tra i partiti dopo la bomba Cassazione. Epifani fa la voce dura con Berlusconi. «È un condannato. Non faccia la vittima. Ha messo in scena la solita doppiezza, da una parte rassicura, dall'altra usa toni inaccettabili verso la magistratura e inquina i pozzi». Queste frasi il segretario del Pd non le ha detto in pubblico, ma - come dicono le agenzie - sono state riportate dai suoi uomini.
Di fatto l'equilibrio politico italiano si fa sempre più incerto. Si aspetta la fine dell'estate. Se dal centro arrivano improvvisi corteggiamenti al Pdl (Montezemolo: «Berlusconi lavori al futuro dei moderati»; Monti: «Il suo contributo politico può essere ancora rilevante»; Casini: «L'accanimento giudiziario contro di lui è indubitabile»), nell'altro campo Pd e M5S tornano ad annusarsi. Una mail inviata dal capogruppo M5S alla Camera, Nuti, poneva alcune questioni per la fase successiva ad una condanna di Berlusconi. Scenario 1: «Il Pd dovrebbe chiudere con il governo, fare una legge elettorale con noi e andare a votare». Scenario 2: «Se Napolitano non volesse sciogliere le Camere allora toccherebbe a noi, dopo questo fallimento. Un governo su cinque punti: legge elettorale, reddito di cittadinanza, misure per le Pmi».
Un'apparente apertura al Pd per una nuova maggioranza, sulle ceneri delle larghe intese, subito salutata con favore da pezzi del Pd, a partire dal viceministro Stefano Fassina («un ripensamento di grande interesse politico»). Una parte dei parlamentari M5S è favorevole ad un'intesa politica col centrosinistra, Pd più Vendola, che tifa per questa soluzione («Il M5S esca dall'ibernazione e si metta a disposizione» dice il leader di Sel). Grillo, dalle spiagge sarde, valuta la situazione con più realismo di quanto traspaia dal suo blog, che ospita invece le smentite del capogruppo Nuti alle «balle dei giornali» su un'apertura grillina al Pd: «Lo abbiamo detto più volte: il Pd menoelle è il Pdl e con il Pd menoelle mai».
Eppure il capogruppo la Senato dei Cinque stelle, Morra, prima della condanna del Cav, non escludeva un'intesa col Pd: «La fiducia ad un governo con il Pd? Non posso escluderla - ha detto in una intervista -. Naturalmente passando sempre da un momento assembleare». Anche il candidato al Quirinale del M5S, il prof. Rodotà, torna a esortare il Pd perché «un'altra maggioranza è possibile». Nei sondaggi della Swg stanno emergendo due aree, negli elettorati di Pd e M5S, favorevoli ad un possibile accordo, due aree non maggioritarie ma «non piccole».
Però, se una parte del Pd e del M5S è d'accordo, e se Grillo medita, c'è Casaleggio, ideologo del Movimento Cinque stelle, che ha chiuso ogni spiraglio a trattative: «Se ci fosse un'alleanza col Pd uscirei dal Movimento». Tutto è in movimento, e dipende dalle mosse del Pdl e soprattutto di Silvio Berlusconi (che però dal palco dice: «Il governo va avanti»), alleato del Pd. Che non è solo alle prese con la tenuta del governo Letta, ma anche con la guerra per la leadership interna, e una sfida congressuale incandescente. L'oligarchia piddina, pur di non vedersi espugnata la segreteria da Renzi, punta a lanciare il sindaco come candidato premier. Scenari che presuppongono una fine traumatica della legislatura, contro la volontà di Napolitano, di Letta e di parte del Pd. L'attendismo dei vertici Pd si scontra con i renziani, che temono un congelamento all'infinito del congresso e chiedono la convocazione di una direzione Pd. E intanto, dopodomani, Renzi torna a parlare..

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