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La democrazia stile Grillo: lui è capo, suo nipote vice

Su Huffington Post spunta lo statuto del M5S a gestione familiare, il documento chiave per ottenere i rimborsi elettorali. E a sorpresa nell'atto costitutivo Casaleggio non compare

Il comico Beppe Grillo
Il comico Beppe Grillo

Tutto in famiglia. Beppe Grillo, il nipote Enrico Grillo, il commercialista Enrico Maria Nadasi. Rispettivamente, presidente, vicepresidente e segretario. Ecco l'atto costitutivo del Movimento Cinque Stelle, redatto nello studio di un notaio a Cogoleto, due passi da Genova. È il 18 dicembre 2012, le elezioni incombono e Grillo fa i suoi calcoli: meglio darsi una struttura, un forma che assomigli a un partito, così da poter presentare proprie liste e maturare il diritto ai finanzianti pubblici (a cui, magari, rinunciare in seguito con un clamoroso gesto pubblico).
È tutto documentato sull'Huffington Post, il sito diretto da Lucia Annunziata. È tutto lì, in quelle righe che sembrano il frutto di una riunione familiare. Il Movimento 5 Stelle coincide con la ditta Grillo & Grillo. Il nome di Gianroberto Casaleggio, in quel testo, non c'è. Il guru che detterebbe la linea al comico genovese non è stato contemplato nell'atto di fondazione, subito seguito dallo statuto. Il movimento grillino avrà pure trovato la sua linfa vitale in rete ma i soci più importanti, i fondatori, sono sempre e solo loro tre. Gli altri, i soci ordinari, possono essere ammessi attraverso una domanda che dev'essere approvata dal consiglio direttivo. I suoi membri? Guarda caso, sempre loro tre: Grillo senior, Grillo junior e il commercialista. Il Politburo. La democrazia grillina funziona così. Come una cassaforte con la combinazione in mano a tre persone.
Il titolare del simbolo dei Cinque Stelle e del blog beppegrillo.it è invece solo il presidente: Beppe Grillo. La cima della piramide. «Spettano al signor Beppe Grillo - è scritto in quei fogli - titolarità, gestione e tutela del contrassegno; titolarità e gestione del blog». Sarà pure un movimento diffuso e trasversale, ma anche accentrato che più accentrato non si può. Beppe Grillo è uno e trino. Presidente, fondatore e megafono del partito sorpresa di questa tornata elettorale. Anzi, da quello che si capisce, Grillo ha pure in tasca i flussi finanziari, insomma la contabilità dei grillini.
Poi, per carità, la democrazia ha i suoi riti e Grillo, bontà sua, si adegua: nello statuto si specifica che il Movimento terrà un'assemblea ogni anno, entro il mese di aprile. Insomma, a breve la nomenklatura grillina dovrebbe radunarsi in un qualche luogo.
Nell'attesa, il Movimento Cinque Stelle va avanti per la sua strada. L'obiettivo è ambizioso e condivisibile ad ogni latitudine: «La convivenza armoniosa attraverso lo sviluppo del talento e delle capacità personali dell'individuo, che deve trovare piena capacità di cogliere tutte le opportunità realizzabili all'interno della società civile, nel rispetto delle regole istituite dallo Stato nella sua fondazione».
Poi lo statuto elenca i pilastri che sorreggono il movimento e pure questo è un bagno nei luoghi comuni: libertà, uguaglianza, dignità, solidarietà, fratellanza e rispetto. Tutti vocaboli vergati in grassetto, forse per dare più importanza all'ovvio. Come si fa a non essere d'accordo? Più interessante, come nota l'Huffington Post, è il passaggio successivo in cui Grillo & Grillo sembrano aprire al liberalismo economico e ai suoi precetti: «Lo Stato deve limitare il corpo delle leggi che ne regolano il funzionamento a quegli ambiti di intervento propri della tutela e salvaguardia degli interessi della collettività e dei diritti della persona». Niente male per un Paese che ha uno Stato bulimico e un corpo legislativo sterminato di cui si ignora perfino la consistenza.
C'è poi l'omaggio a internet: alle elezioni parteciperanno «candidati e liste di candidati indicati secondo le procedure di diretta partecipazione attuate attraverso la rete internet». È la democrazia del web che però si ferma a Cogoleto sulla soglia del notaio Filippo D'Amore. Lì dentro ci sono solo i tre soci fondatori. E anche Casaleggio rimane fuori.
Però anche il comico ligure deve arrendersi alle leggi tradizionali della nostra scalcagnata Repubblica, anzi alla Costituzione: «Gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato». Grillo, che evidentemente crede più alla prevenzione che alla cura, ha tuonato nei giorni scorsi, dopo la sfolgorante vittoria ai seggi, contro trasformisti e voltagabbana. Forse teme l'ormai famoso scouting e il sacco dei suoi parlamentari da parte di Bersani e del Pd, o, più semplicemente, sa che il clima romano gioca brutti scherzi. Però non può farci nulla. Anche la democrazia, quella antiquata dei vecchi partiti, ha le sue regole.

Valide pure per l'azienda Grillo & Grillo di Cogoleto.

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