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"Repubblica" vuole spiegare come si ama un padre

La lettera che Marina Berlusconi ha inviato ad Ezio Mauro in relazione a un articolo di Augias

"Repubblica" vuole spiegare come si ama un padre

Pubblichiamo la lettera che Marina Berlusconi ha inviato al direttore de La Repubblica in relazione all'articolo «Berlusconi e i soldi alle ragazze» di Corrado Augias, pubblicato sul numero di ieri del quotidiano

Egregio direttore, nel suo intervento dedicato principalmente alla vicenda Ruby, Corrado Augias arriva dove nessuno aveva ancora osato arrivare. Arriva a criticarmi per i sentimenti, la stima e la considerazione che ho per mio padre, giunge addirittura a farmi la predica su come dovrei o non dovrei comportarmi con lui. Ma come si permette, il signor Augias? Non si rende conto che tutto ciò appartiene alla peggiore inquisizione?

Su questa storia di fango e calunnie, mio padre ha già spiegato più volte come sono andate davvero le cose. Io posso solo ribadire quello che ho già detto. Conosco molto bene mio padre, conosco la persona che è e la profonda correttezza con cui si è sempre comportato, il rispetto che ha sempre avuto nei confronti degli altri, sono orgogliosa di lui e di essere sua figlia e non c'è stato mai nulla, assolutamente nulla, che potesse anche minimamente mettere in discussione questo orgoglio.

Non è d'accordo, il signor Augias? Affari suoi. Ma il suo intervento è la migliore, o peggiore, dimostrazione degli enormi guasti che sono stati provocati da chi, in modo spesso consapevole, continua a non distinguere tra opinioni personali di tipo morale, o moralistico, giudizi politici, procedimenti giudiziari. Augias avrà le sue opinioni su mio padre, milioni di italiani, a cominciare dalla sottoscritta, ne hanno altre, radicalmente diverse. I Tribunali però non si occupano, o non si dovrebbero, occupare di opinioni. E la Procura di Milano pochi giorni fa ha chiesto per mio padre la condanna a 6 anni di reclusione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Su questa enormità Augias non ha nulla da dire. Anzi, liquida il tutto con un inciso sconcertante: «Ammettiamo pure», bontà sua, «che tutte queste cose non abbiano rilevanza penale». Di che cosa stiamo parlando, allora? È proprio nell'inciso l'ennesima conferma del fatto che il processo Ruby proprio per questo è stato costruito, nessuna prova, nessun reato, solo una grancassa mediatica per poter infangare chi non ha fatto nulla per meritarselo. Su quali basi, secondo Augias, si dovrebbe dunque arrivare a una condanna? Perché a lui e a quelli che la pensano come lui non piacciono, cito testualmente, «il buon gusto» di mio padre e «le barzellette» che racconta?

Non si permetta, il signor Augias, di insegnare a una figlia che cosa deve pensare di suo padre. Si preoccupi di rispettare, di fronte ai propri lettori, chi ha idee diverse dalla sua. E soprattutto non tenti di spacciare le opinioni per assolute verità.

Marina Berlusconi, presidente Fininvest

e di Mondadori

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