Politica

Dieci ragioni per vedere l’accorpamento dei Tribunali in positivo

Nella sforbiciata di Monti sui costi della giustizia l'accorpamento dei tribunali: cosa cambia?

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Benedetta Parise, avvocato iscritta all’ordine di Treviso. Lo scorso 10 agosto, infatti, il governo aveva approvato il decreto legislativo di revisione delle circoscrizioni giudiziarie decidendo di accorpare 31 tribunali anziché i 37 previsti inizialmente e 31 procure anziché 38 (leggi l'articolo).

Siamo nell’anno 2012, in un mondo economico volto alla globalizzazione, il mercato deve essere per forza visto in termini globali e la gente, volente o nolente, deve essere educata a questo. Chi non vuole educarsi, metaforicamente parlando, è destinato a soccombere.

  1. Le carenze della giustizia italiana sono arcinote a tutti noi, e non solo. Secondo il Doing Business Report 2012 della Banca Mondiale, l’Italia si trova all’87° posto tra Jamaica e Mongolia, su 183 economie analizzate. L’anno scorso era all’83°. Tanto per rendere l’idea: la Germania è al 19° posto, la Francia al 29° posto. I voti più bassi sono stati dati all’Italia relativamente alle procedure di attuazione dei contratti. L’Italia si trova al 158° posto per la capacità a far rispettare i contratti in via giudiziale a causa degli elevati costi di giustizia, il 30% del valore della causa, e dei tempi lunghi della giustizia, 1.210 giorni la durata media di una causa. Tanto per rendere l’idea: la Germania è all’ottavo posto con un costo medio del 14,4% del valore della pratica e di un tempo medio di 394 giorni; la Francia è al sesto posto con un costo medio di 17,4% sul valore della pratica e con una durata media di 331 giorni. A questi dati si può anche obbiettare in mille modi ma di certo non possiamo non riconoscere che le carenze del sistema giustizia facciano dell’Italia un Paese in cui non conviene investire. Così non va. Dobbiamo provare altre soluzioni.
  2. Sempre più frequentemente si sente parlare di mezzi alternativi alle controversie. Mezzi che ci sono e che di fronte alle svariate problematiche conviene sempre più prendere in considerazione nell’interesse della propria clientela. Di qui, la possibilità che in certe situazioni il tribunale abbia un ruolo marginale.
  3. La formazione del personale e l’uniformità di regole di gestione dovrebbero risultare più facili in realtà non decentrate. Pensare nell’ottica che i costi di mantenimento dei piccoli tribunali possano essere ammortizzati con l’introduzione della tecnologia telematica in tutti i tribunali attivi, nessuno escluso, mi farebbe sentire professionalmente più serena. In questo modo si potrebbe gestire l’intera pratica garantendo un servizio completo al cliente che ha scelto il proprio legale e che si fida di lui, non rischiando di compromettere la gestione della pratica dandola parzialmente in mano al domiciliatario trovato, magari, sulle pagine bianche che non ha alcun interesse diretto e alla cui parcella, tra l’altro, difficilmente è possibile obbiettare.
  4. Che vi sia il tribunale di provincia, puntino infinitesimamente piccolo nel planisfero, è assolutamente irrisorio. Che vi siano, invece, avvocati specializzati in grado di dare un servizio quanto più completo e ottimale al proprio cliente è una cosa importante. E poco vale se l’avvocato si trovi a Bassano del Grappa piuttosto che a Milano piuttosto che in qualsiasi parte d’Italia, d’Europa, del Mondo. Trovo che grazie alla tecnologia e allo sforzo del c.d. processo civile telematico le distanze possono annullarsi in favore di un maggior servizio e dell’ottimizzazione dei costi, comunque sempre a carico del cliente finale.
  5. Trovo, inoltre, più probabile che in un tribunale più grande sia più difficile mettere in atto il meccanismo provinciale della spintarella, del favoritismo, della richiesta di piaceri.
  6. In un tribunale più grande vi sono più giudici che seguono la stessa materia; ciò, a mio parere, è una garanzia di maggior giustizia. Quando in realtà come Milano o Roma a gestire la stessa materia vi sono una trentina di giudici mi pare che l’impresa di far arrivare un fascicolo sopra una scrivania piuttosto che ad un’altra sia un po’ più difficile.
  7. Penso, inoltre, che i giudici debbano specializzarsi in materie circoscritte, il mondo non permette altre alternative, non è più possibile che l’avvocato, come il giudice, sia un tuttofare. Mi da l’impressione che in realtà più strutturate questo avvenga più facilmente.
  8. E mi viene in mente un’altra cosa. In tribunali più strutturati il personale dovrebbe essere più rispettoso delle utenze e meno dio di paese di provincia. Sono sicura che le segretarie degli avvocati, e non solo loro, sanno a che cosa mi sto riferendo.
  9. Quanto al dato che il tribunale di provincia è un tribunale che lavora bene e non merita la soppressione, mi verrebbe da dire: non basta. Quanti di noi hanno avuto modo di riflettere in questi ultimi anni sul fatto che non basta essere delle persone brave, metodiche, stacanoviste … per riuscire a stare al passo con i tempi? Inoltre, non è dato certo che nel tribunale di provincia le sentenze siano più giuste e i processi più brevi.
  10. Essere tutti un numero e valere solo per i risultati che si danno è molto scomodo per chi non sa nemmeno da dove partire. Voglio vedere l’accorpamento dei tribunali come un’opportunità per chi capisce che questo è il futuro.

In ogni modo, spero che la soppressione dei tribunali sia stata decisa veramente nell’ottica in cui io l’ho interpretata.

Sapere che ancora una volta l’amministrazione italiana non è in grado di migliorarsi e che la decisione rappresenta solo una scelta politica e null’altro, sarebbe l’ennesima delusione che il mio Paese mi dà.

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