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Un dietrofront che ci lascerà al buio

In tutto il mondo il nucleare è la prima fonte di energia elettrica. Assurdo rinunciarvi

Un dietrofront che ci lascerà al buio

Dobbiamo renderci conto che non è possibile rinunciare al nuclea­re. Chi dice che lo sia, mente spudora­tamente. Certamente non può rinun­c­iarvi il mondo che ha reattori nuclea­ri in casa. Essi danno, ai 30 Paesi di quel mondo, almeno un quarto dell' energia elettrica che loro serve, alme­no un terzo a 15 di essi ( incluso il Giap­pone, la patria di Fukushima), e alme­no la metà a 10 di essi ( inclusa l'Ucrai­na, la patria di Chernobyl). Non può rinunciarvi l'Europa, ove il nucleare è la prima fonte di energia elettrica. Né vi hanno potuto rinunciare i Paesi che votarono un referendum per la chiu­sura delle centrali. Lo votò la Svezia nel 1980, quando aveva 11 reattori: ne ha ancora 10, che le danno quasi la metà dell'energia elettrica che le ser­ve (l'altra metà glielo dà l'idroelettri­co).

Lo votò il Belgio nel 1999, ma an­c­ora oggi i suoi 7 reattori contribuisco­no per oltre il 50%. Non vi ha potuto rinunciare la Germania, che 11 anni fa decise di chiudere le sue centrali e che invece sono ancora lì a soddisfare il 25% del fabbisogno elettrico tede­sco. Il restante del quale- è bene esse­re consapevoli - è soddisfatto da car­bone (50%), gas (10%) e idroelettrico (5%): se avete fatto le addizioni, avre­te anche capito che quella del contri­buto delle rinnovabili all'elettricità te­desca è solo una leggenda metropoli­tana. Recentemente, la Merkel - una cancelliera della consistenza del budi­no - ha pensato bene di cavalcare le paure dell'elettorato conseguenti ai fatti del Giappone, abbandonandosi a dichiarazioni antinucleari e predi­sponendo la chiusura (per 3 mesi!) di alcuni reattori: ha perso le elezioni.

Non vi ha rinunciato la Svizzera, ove un referendum del 2003 sancì il man­tenimento del nucleare; e ove, lo scor­so mese, pochi giorni dopo i fatti del Giappone, il Parlamento del Cantone che ospita 3 dei 5 reattori nucleari ha ribadito la loro necessità al Paese. E non stanno rinunciando al nucleare i 15 Paesi che ospitano i 65 nuovi reatto­ri in costruzione (2 dei quali in Ucrai­na, la patria di Chernobyl). Né, infine, possiamo rinunciarvi noi, che ne abbiamo fatto un altro (l'enne­simo) bene d'importazione: importia­mo oltre 6 GW elettronucleari, cioè il 15% del nostro fabbisogno, per i quali paghiamo alla Francia, ogni anno, l'equivalente di un reattore nucleare. Lo facciamo da 20 anni: un quarto del parco nucleare francese lo abbiamo pagato noi contribuenti italiani.

Perché è impossibile rinunciare al nu­cleare e perché, con buona pace di Di Pietro, Bersani e Tremonti, il suo svi­luppo è destinato a consolidarsi? La ragione è tecnica: l'energia elettrica deve essere prodotta contestualmen­t­e al momento in cui essa viene richie­sta, visto che non sappiamo come ac­cumularla. Nel caso aveste dei dubbi su questo, chiedetevi come mai le no­stre automobili non sono elettriche. E nel caso non foste ancora convinti, la prossima volta che andate al ristoran­te lasciate accesi i fari della vostra au­to durante la cena: scoprirete che la vostra batteria ha un'autonomia di 2 ore quando alimenta i fari (50 watt). Ergo, siccome la vostra auto, per muo­versi, ha bisogno di 50.000 watt, avreb­b­e bisogno di 2000 batterie per un'au­tonomia pari a quella di un pieno.

Gli unici modi che conosciamo per pro­durre energia elettrica contestual­mente alla domanda sono l'idroelet­trico, la combustione di petrolio, gas o carbone, e la fissione nucleare. L'idroelettrico è vincolato dall'orogra­fia locale ( Norvegia e Paraguay soddi­sfano con esso il 100% del loro fabbiso­gno, ma noi non potremmo andare ol­tre il 20%). Il petrolio è prezioso, serve per la petrolchimica, e bruciarlo per produrre elettricità è un piccolo crimi­ne. Lo stesso il gas: è prezioso e sareb­be bene riservarlo ad altro (l'autotra­sporto, ad esempio). In ogni caso, pe­trolio e gas saranno nei prossimi anni sempre meno disponibili. Rimango­no carbone, la cui disponibilità sareb­be di un paio di secoli; e nucleare, che offre combustibile per migliaia di an­ni.

Le rinnovabili, eolico e fotovoltaico, sono la più colossale frode che l'uma­nità sta dovendo subire da 20 anni. Bi­sognerebbe che qualcuno glielo spie­ghi al ministro Tremonti, che si è ab­bandonato- anch'egli come già la Me­rkel - in dichiarazioni avventate. Una cosa il ministro, però, dovrebbe affer­rarla al volo, visto che si intende di sta­tistica. Se, come si spera, il fabbisogno elettrico italiano crescerà al ritmo (al­meno) del 2% l'anno, allora fra (al più) 35 anni esso sarà raddoppiato; dovesse invece crescere al ritmo del 3% l'anno, il fabbisogno raddoppierà fra 23 anni. Questo significa che fra (al più tardi) 35 anni, il nostro Paese avrà bisogno del doppio degli attuali im­pianti idroelettrici, a gas, e a carbone, e significa pure che gli attuali 8 reatto­ri nucleari che, Oltralpe, producono solo per noi, dovranno essere, fra (al più tardi) 35 anni, 16 reattori nucleari. Ecco, penso che Tremonti abbia ora sufficienti spunti di riflessione.

Mi ri­volgo a lui perché sono consapevole che rivolgersi a Bersani o a Di Pietro sarebbe più inutile che azzardato.

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