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Diritti tv, il processo va avanti: niente rinvio

I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano hanno respinto l’istanza di legittimo impedimento avanzata dalla difesa di Berlusconi. Il processo va avanti

Diritti tv, il processo va avanti: niente rinvio

Al via questa mattina il processo di appello a Milano sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv da parte del gruppo Mediaset. In primo grado Silvio Berlusconi è stato condannato a quattro anni (di cui tre coperti dall’indulto) per frode fiscale. Come già fatto in altri processi in cui è coinvolto (caso Ruby e Unipol), i legali del Cavaliere hanno chiesto di sospendere il processo fino a dopo le elezioni. Ma i giudici della seconda sezione penale della corte d’appello hanno respinto la richiesta: il processo va avanti, nessuna sospensione.

Il processo prosegue perché la sentenza è in programma dopo le elezioni e dunque non c’è quel "clamore mediatico" di cui parla la difesa dell’ex premier. Così il giudice di Milano, Alessandra Galli, motiva la decisione. Citando alcune sentenze della Corte costituzionale, si ribadisce che la decisione spetta al giudice e in questo caso il processo non può influire, in alcun modo, sulla campagna elettorale perchè già da tempo la sentenza è stata fissata per marzo, quindi dopo il voto.

L’avvocato Piero Longo, legale dell’ex premier, aveva chiesto di non celebrare l’udienza di oggi in quanto Berlusconi è impegnato in una riunione del Pdl e di sospendere in ogni caso il processo fino a dopo le elezioni. In calendario erano state già fissate cinque udienze fino al primo marzo, data che sarebbe stata utile per la sentenza di secondo grado.

In primo grado, oltre a Berlusconi il 26 ottobre scorso sono stati condannati anche gli ex manager del gruppo del Biscione, Daniele Lorenzano (a tre anni e otto mesi) e Gabriella Galetto (a un anno e due mesi). Condannato anche Frank Agrama (a tre anni), considerato il socio occulto di Berlusconi, a cui sono state riconosciute le attenuanti generiche. L’appello riguarda anche i tre assolti (Fedele Confalonieri, Marco Colombo e Giorgio Dal Negro), la cui assoluzione è stata impugnata dalla procura di Milano, e il banchiere Giorgio Del Bue, accusato di riciclaggio, reato che è stato derubricato dal tribunale e quindi dichiarato prescritto. Nel suo caso, è stata la difesa a impugnare la sentenza di primo grado, che punta alla piena assoluzione.

"La situazione a Milano nei processi al presidente Berlusconi è ormai insostenibile e fuori da ogni logica", dice Niccolò Ghedini. Secondo l'avvocato dell'ex premier la decisione che i processi debbano continuare incide "pesantemente sulla possibilità di svolgere efficacemente e liberamente la campagna elettorale". "Al di là della storica prevenzione nei confronti di Berlusconi - prosegue Ghedini - da parte della magistratura continua la reiterata compressione della possibilità di difendersi, al di là di sentenze palesemente ingiuste, fra l’altro sempre riformate in Cassazione, al di là di provvedimenti che hanno determinato gravi crisi politiche, quali la nota informazione di garanzia del 1994 che causò la caduta del Governo, risoltasi anch’essa in una assoluzione in Cassazione solo dopo molti anni, quanto meno si era sempre consentito di svolgere serenamente la campagna elettorale. Infatti - prosegue - sempre negli anni passati erano stati sospesi i processi durante la campagna elettorale".

"Stavolta, sottolinea ancora l’avvocato e parlamentare del Pdl, nell’arco di pochi giorni su tre collegi diversi ben due hanno statuito che i processi, guarda caso i più delicati e sensibili anche mediaticamente, debbano continuare, di fatto incidendo pesantemente sulla possibilità di svolgere efficacemente e liberamente la campagna elettorale sia al Presidente Berlusconi, capo della coalizione di centro destra e candidato in tutte le circoscrizioni del Senato, sia ai suoi difensori anch’essi candidati al Parlamento".

Secondo Ghedini, "tali decisioni di inusitata gravità dimostrano la impossibilità di difendersi serenamente a Milano".

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